Stare con l’altro…uscire dallo specchio

Stare con l’altro…uscire dallo specchio

Stare con l’altro…uscire dallo specchio

Stare con l’Altro.  L’Altro da sé, distinto e reale, diverso e degno di ascolto.

Un talento da sviluppare per tutta la vita, sapersi differenziare, non confondere ciò che ci accade con ciò che accade all’Altro.

Non è forse l’unica possibilità che abbiamo per incontrare veramente qualcuno e offrirgli un attimo di vera condivisione, confronto, conforto?

I rinomati confronti costruttivi, ove non si espone solo il proprio punto di vista ma si ascolta veramente anche i bisogni del prossimo.

Oppure gli ascolti veri, dove non ci limitiamo a sentire ma entriamo realmente nei panni dell’ altro, dove sinceramente ascoltiamo!

Empatia… non giudizio… accettazione… parole totalmente vuote se viviamo con lo schermo di uno specchio che ci preclude la vista dell’Altro. Quale congruenza possiamo offrire se offuscati dal nostro riflesso.

Pensate a quanto deve essere piccolo il mondo tra noi e uno specchio! Anzi oggi direi tra noi e un selfie 🙂

Se ci limitassimo a questa struttura di mondo non ci sarebbe davvero spazio per nessun altro al di fuori di  noi.

Quello spazio fra noi ed uno specchio, aimè non potrà mai davvero accogliere altro e l’inevitabile conclusione sarà che rimarremo solo ed esclusivamente concentrati su ciò che abbiamo davanti. 

Il Counseling si è prefissato di ottenere e raggiungere esattamente il risultato contrario. E cioè effettuare un percorso di auto conoscenza e consapevolezza che ci aiuterà a divenire individui, unici nella nostra interezza e valore e a considerare tale l’Altro.

Incontrare, ascoltare e condividere uno spazio e un tempo con l’Altro, accoglierne inquietudini, rabbie, sofferenze, soddisfazioni e conquiste, favorendo l’espressione di un mondo di valori che potrebbe non essere il nostro, non per questo sbagliato o da rieducare.

Più i nostri principi e valori saranno stati maturati al sole del dubbio e sviluppato profonde radici nell’humus del superamento delle paure, e meno avranno bisogno di essere difesi e rigidi, offrendo all’Altro un ascolto senza giudizio e proprio per questo potenzialmente in grado di promuovere evoluzione e cambiamento. 

Non è possibile offrire evoluzione, cambiamento, conquista delle proprie potenzialità, senza perlomeno aver avviato in noi stessi questo processo.

E parlo di avvio e di processo poiché questa conquista non potrà avere nulla di statico e definitivo, come la stessa vita del resto.

Sapere, conoscere, studiare e costruirsi delle basi teoriche, tecniche e scientifiche, nel nostro caso nel campo della storia, e dei progressi relativi al funzionamento del pensiero, di come ci relazioniamo e scambiamo, di come affrontiamo i passaggi della vita e i cambiamenti, sono presupposti inevitabili.

Non fosse altro per avere una sufficiente capacità di comprensione e discernimento degli ambiti di nostra pertinenza.

Avere quelle basi minime che ci possano orientare perlomeno verso un dubbio strutturato per distinguere le umane difficoltà da carenze più profonde.

Ma sapere non basta, praticare il counseling è soprattutto una scelta di vita.

Una scelta che include una preparazione orientata al “saper essere” mettendosi in discussione e in confronto attraverso percorsi esperienziali, col supporto e guida di chi ha già frequentato queste strade e ha a sua volta imparato ad accogliersi per poter accogliere. 

È avere il coraggio di conoscersi ed accettarsi per poter conoscere e accettare l’Altro, magari con l’illusione di favorire la benefica pandemia del ”virus” dell’accettazione e del rispetto, di sé stessi e dell’Altro.

Direttivo S.I.Co.