PAROLE CONSAPEVOLI NELLA DANZA DELLA VITA
Il counseling è una professione che prevalentemente usa la parola e in parallelo il corpo, prendendo la sua intrinseca forza dall’uso consapevole di questi “strumenti”.
Tre parole possono favorire l’apertura del nostro sguardo a ciò che essenzialmente ci caratterizza come esseri
umani e, contemporaneamente, sono base fondante della relazione di counseling:
Accoglienza, Equilibrio e Gentilezza.
L’Accoglienza, il cui significato può essere letto come il ricevere qualcuno o qualcosa, ma anche accettare,(Etimologia: dal latino accolligere, da colligere cogliere, raccogliere; a sua volta questo è composto da co-insieme e lègere raccogliere) è il primo atto di una relazione tra pari. Non c’è chi sa e chi deve imparare inquesto incontro.
Ci si apre alle infinite possibilità di uno scambio che coinvolge appieno le due persone chein seguito saranno entrambe diverse, arricchite dei nuovi singoli significati. L’Accoglienza è quindi un’apertura
che permette di raccogliere insieme. Chi accoglie rende partecipe di qualcosa di proprio, si offre, si spalanca verso l’altro diventando un tutt’uno con lui, in uno scambio reciproco che procede come una danza.
Parlando di Equilibrio (Etimologia: dal latino aequilibrium, composto di aequi- ‘uguale’ e libra ‘bilancia’) la
prima immagine che mi sorge è quella di un dipinto di Guariento di Arpo (1310-1370) e in particolare i suoi
angeli nell’atto di pesare le anime con una bilancia. Nell’antica religione egizia era prassi compiere una
cerimonia, Psicostasia (più comunemente detta pesatura del cuore o dell’anima), a cui veniva sottoposto il
defunto prima di poter accedere all’aldilà. In tempi odierni il termine equilibrio viene associato
principalmente ad uno stato fisico a cui tendere, a forze contrapposte in continuo movimento.
Quello che siamo chiamati a vivere si confronta, quindi, in questo andirivieni che ha a che fare con la nostra fisicità, materialità, ma anche, o soprattutto, con la parte più profonda di noi, l’anima. Anche questo movimento può ricordare una danza che, quando arriva ad essere armonioso, diventa il nostro personale ed unico capolavoro nell’arte di vivere.
Quale sarà allora il giusto equilibrio che ci porta ad una vita piena? Mi viene in mente una definizione che ho preso da una cara amica, che peraltro può essere applicata anche in altri ambiti: “q.b.”, ossia il famoso quanto basta utilizzato in cucina. Il q.b. personale, dato che non esiste un q.b. universale con la giusta misura che si adatti perfettamente a tutti, sarà quello che in questo andirivieni fisico, mentale ed emotivo che è la vita, pur subendo queste forze, permette di restare padroni di sé e di non essere ostaggio delle emozioni inconsapevoli che ci abitano. Il q.b. ottimale sarà quello che consente di rimanere in movimento e, quindi, consapevolmente vivi perché il cambiamento è vita e, nello stesso tempo, armonizza il nostro procedere, senza scatti o posizioni troppo estreme.
Infine, tentiamo di definire la Gentilezza (Etimologia nella prima accezione, traduzione del greco: ethnikos,
da ethnos razza, gente – che nell’antico testamento è usato per indicare il popolo pagano non ebreo; nella
seconda dal latino: gentilis della stessa famiglia, da gens formazione famigliare allargata, da gignere generare – intendendo i generati da un medesimo mitico capostipite).
Guardando all’etimologia latina, viene spontaneo chiedersi: che cos’era una “gens” nell’antica Roma? Si trattava di una formazione sociale sovrafamiliare patrizia – un po’ come se fosse una famiglia nobile allargata, un clan a cui appartengono molte famiglie. Gli appartenenti alla stessa gens avevano dei reciproci doveri di assistenza e difesa, oltre che il diritto di successione ereditaria in mancanza di parenti prossimi, e condividevano i luoghi di sepoltura.
Così l’essere “gentili” implicava un comportamento più fraterno rispetto a quello tenuto con estranei di altre gentes. Le neuroscienze hanno poi dimostrato che chi pratica la gentilezza, ne è oggetto o osserva atti di gentilezza tra altre persone, ne trae un immediato beneficio anche a livello fisico in quanto innesca delle risposte biochimiche capaci di promuovere la salute. La Gentilezza è, quindi, ciò che permette il fluire nelle vicende della vita con maggiore facilità, felicità, salute e grazia e non un puro dovere socialmente utile e condiviso.
Accogliere, cercare e mantenere nel movimento della vita il proprio Equilibrio, facendolo con Gentilezza, non perché siamo buoni, ma perché ne abbiamo capito la valenza e l’efficacia.
Ecco che la consapevolezza che possiamo raggiungere nel confronto e nella co-costruzione di nuovi significati, propri del counseling, spalanca la porta attraverso la quale possono transitare non solo i momenti difficili e/o dolorosi, ma anche le vicende della nostra esistenza che mano a mano creano un senso eccitante, creativo ed entusiasmante ai nostri giorni.
La scelta ad ognuno di noi!!
Anna Mason – Referente S.I.Co. Regione Veneto
L’ASSERTIVITA’
’̀.
Perchè mi rendo conto che l’assertività è un modo di esprimersi non sufficientemente presente e coltivato nelle persone. Normalmente quando siamo in relazione gli uni con gli altri è estremamente frequente che ci si trovi in una modalità passiva/aggressiva: o si asseconda il nostro interlocutore oppure lo si aggredisce senza, in ogni caso, esplicitare i nostri pensieri e stati d’animo…
Vorrei evidenziare questa situazione di non assertività, quasi all’ordine del giorno, domandandoti:
Ti è mai capitato di riflettere su cos’è l’assertività?
O cosa significhi effettivamente essere assertivi?
Riesci a dire di no? Cito:
“L’assertività è quella peculiare capacità comunicativa che consente alle persone di far valere i propri punti di vista, bisogni ed esigenze nel pieno rispetto delle esigenze e dei diritti altrui.”
E ti faccio un esempio. Prova a osservarti quando, per non deludere una persona a te vicina, come il datore di lavoro o magari il tuo compagno/a, ti fai carico di situazioni e dinamiche insostenibili.
Bene! Sai cosa accade quando dici Si mentre in realtà sarebbe un NO? Accade che in realtà stai dicendo di NO alla tua vita, a te stesso. A quello che ami fare, al raggiungimento dei tuoi obiettivi, perché è normale che se spendi tutte le tue energie e ti concentri su altro, poi non avrai sufficiente carburante da dedicare a te stesso!
Ogni qual volta non riesci ad essere Assertivo, perdi di vista quello che è significativo ed importante per te.
Quando sei Assertivo, sei in contatto con i tuoi sentimenti, i tuoi stati d’animo, i tuoi pensieri. Mentre se non sei Assertivo potresti porti nei confronti “dell’altro” in modalità passiva ed apparentemente accettare quello che ti viene detto, oppure al contrario potresti essere aggressivo, prevaricatore ma in ambo i casi ti sbilancerai verso l’esterno, perdendo il tuo centro!
L’esperimento di Pavlov: Associando per un certo numero di volte la presentazione di carne ad un cane con un suono di campanello, alla fine il solo suono del campanello determinerà la salivazione nel cane. La salivazione è perciò indotta nel cane da un riflesso condizionato provocato artificialmente.
Perchè ti ho citato Pavlov? Perchè quando non si è assertivi e l’altro ci pone davanti ad una sollecitazione come il campanellino di Pavlov, la tua risposta non sarà una risposta centrata sul tuo sentire, sui tuoi pensieri ma sarà reattiva rispetto allo stimolo che tu hai ricevuto.
Quindi essere assertivi ti permette di avere maggiore consapevolezza di chi sei, di cosa vuoi e di comunicarlo all’esterno perché sarai focalizzato su di te!
L’Assertività è un modo di essere, che ti pone in maniera equilibrata nella relazione con te stesso e con l’altro. Avendo consapevolezza dei tuoi desideri e i tuoi bisogni, li riuscirai a comunicare all’altro senza creare debito; diversamente, quando c’è una richiesta che proviene da terzi e tu non sei d’accordo, se non sei ben saldo sui tuoi piedi, rischi di vacillare.
Normalmente, tutte le volte in cui non si riesce ad essere assertivi e si tende a perdere il baricentro, è perché spesso sono presenti, celate, una serie di convinzioni depotenzianti e limitanti.
Quello che senz’altro dovrai fare e che tramite il Counseling impeccabilmente otterrai, è prendere consapevolezza, tirare fuori queste convinzioni, osservarle per vedere come lavorano dentro di te e tracciare la strada da perseguire per il cambiamento.
Si lavorerà principalmente sul comportamento poiché è la parte più osservabile e dunque modificabile al fine di un maggior benessere verso se stessi e gli altri.
Possiamo ad esempio usare la tecnica del “Disco rotto” e cioè essere persistenti in modo rispettoso verso gli altri: continuare e continuare ancora nel dire ciò che desideriamo all’altro senza arrabbiarsi, irritarsi o alzare la voce.
In questa tecnica l’obiettivo non è aspettarsi che la persona con la quale ci stiamo confrontando condivida il nostro pensiero, ma riuscire a dire il nostro senza che ci si destabilizzi nel farlo, anche riproponendolo più volte.
Un’altra tecnica Assertiva alla quale fare riferimento è senz’altro “l’Autorivelazione”:
ovvero essere capaci di esprimere ciò che abbiamo dentro! Perché quando non comunichiamo, l’altra persona non può sapere con sicurezza cosa pensiamo, sentiamo, e invece è di vitale importanza svelare i nostri vissuti, affinchè le nostre opinioni vengano accolte e rispettate.
Perciò, in ultima battuta, l’Assertività è uno strumento utile e pratico per migliorare la propria qualità di vita. Sei tu che puoi determinare il tipo di relazione da intrattenere con il prossimo, senza sentirti più vittima o soccombere al volere dell’altro.
L’Assertività, come altri insegnamenti del Counseling, ti permetterà di tornare a casa, alla tua casa, preservandone l’integrità.
“Ciao come stai?”

“Ciao come stai?”
Probabilmente la frase che pronunciamo e/o che ci viene rivolta ogni volta che incontriamo o sentiamo qualcuno.
Sembra una frase standard eppure la risposta che diamo a questa domanda è molto importante.
Infatti, al di là della risposta automatica e “non sentita” tipo “tutto bene…” questa domanda ci invita a riflettere, ad avere consapevolezza di come stiamo fisicamente, di come stanno i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre relazioni, i nostri bisogni, a vedere se abbiamo blocchi o difficoltà.
Dunque se si desidera vivere in armonia dobbiamo essere consapevoli di quale è il nostro stato di Salute. Quante volte riflettiamo sullo stato della nostra Salute?
Probabilmente ultimamente eventi esterni ci hanno costretto a fare questa riflessione.
Alla fine di dicembre 2019 il mondo si è trovato a dover affrontare un’emergenza sanitaria mondiale: un nuovo virus – Covid 19 – si è diffuso a livello planetario causando problemi a livello individuale e collettivo e ci ha costretto a ripensare ai nostri stili di vita, alla salute personale e sociale, ai modelli economici, ecologici, relazionali….
Anche chi, per motivi generazionali, non ha vissuto e non ha ricordi della guerra si è sentito, forse per la prima volta, vulnerabile come essere umano e sono cadute certezze e programmi.
L’emergenza ha cambiato le nostre abitudini costringendoci a prestare maggiore attenzione all’igiene ma anche al nostro modo di relazionarci con gli altri con l’obbligo di mantenere una distanza di almeno un metro e rinunciare a strette di mano, abbracci, baci, ad indossare le mascherine.
Lo slogan prevalente – “# io resto a casa” – ha comportato la necessità di dover affrontare l’isolamento e il rimanere per un lungo periodo tra le mura di casa.
Si sono evidenziate molte situazioni critiche causa di stress.
Le difficoltà emerse nel sistema sanitario hanno evidenziato, inoltre, come il diritto alla Salute viene spesso disatteso, ma anche che ciascuno di noi ha il dovere di responsabilizzarsi rispetto alla propria Salute come anche a quella della società e dell’ambiente.
Fu alla fine del truce periodo storico che va dal 1915 al 1945, noto come «Età della catastrofe», che nel mondo, accanto ad un sentito desiderio di pace, di libertà, di sviluppo sereno e tranquillo tra le nazioni e tra i popoli, si fece strada anche un nuovo concetto di salute. Nel Preambolo della Costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – l’agenzia tecnica dell’ONU deputata ai problemi riguardanti la salute pubblica in contatto con i Ministeri della sanità pubblica dei vari Paesi membri dell’organizzazione, fu scritto che:
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non soltanto assenza di malattia o infermità”
Si usciva così dal vecchio paradigma che sosteneva che la Salute è assenza di malattia.
Con la Carta di Ottawa del 1986 si è fatto un ulteriore passo in avanti nell’evoluzione del concetto di Salute perché viene affermato che la promozione della salute è un processo sociale e politico che comprende non soltanto le azioni per rafforzare e sviluppare le capacità e abilità delle persone di affrontare la vita, ma anche l’azione rivolta a cambiare le condizioni ambientali, sociali ed economiche in modo che risultino vantaggiose o favorevoli al miglioramento della salute pubblica e della salute individuale, in altri termini al miglioramento della qualità della vita.
Viene affermato che “la promozione della salute è il processo che mette in grado le persone di aumentare il controllo sulla propria salute e migliorarla…”
Le persone non possono raggiungere il loro pieno potenziale di salute senza alcuni prerequisiti che sono: pace, ambiente favorevole, istruzione e quindi disponibilità di informazioni, abilità personali (life skills), opportunità che consentono di fare scelte sane, alimentazione nel senso di disponibilità di adeguate quantità di cibo di buona qualità, reddito adeguato al contesto e continuità delle risorse, accesso a servizi sanitari di qualità
In particolare per Life Skills si intende “l’insieme delle abilità utili per adottare un comportamento positivo e flessibile e far fronte con efficacia alle esigenze e alle difficoltà che si presentano nella vita di tutti i giorni”.
Il nucleo fondamentale delle Life Skills identificato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è costituito da 10 competenze: Consapevolezza di sé, Senso critico, Gestione delle emozioni, Prendere buone decisioni, Gestione dello stress, Risolvere problemi, Empatia, Comunicazione efficace, Creatività, Relazioni efficaci
Tali competenze possono essere raggruppate secondo 3 aree:
- EMOTIVA- consapevolezza di sè, gestione delle emozioni, gestione dello stress
- COGNITIVA – risolvere i problemi, prendere decisioni, senso critico, creatività
- SOCIALE – empatia, comunicazione efficace, relazioni efficaci
La metodologia del Counseling consente di sostenere, riattivare e ricontattare queste tre aree.
Uno dei fondamenti della relazione di Counseling è infatti la responsabilità personale nella determinazione del proprio percorso di vita, congiuntamente con la valorizzazione ed il potenziamento delle competenze di base necessarie per fare fronte con successo agli eventi e ai cambiamenti delle diverse fasi di vita.
Il counselor accompagna il cliente nella sua autonomia, libertà di essere, di scegliere e di affrontare la vita con le proprie risorse ed i propri limiti allo scopo di una crescita personale e di una condizione di benessere globale.
Il Counseling, operando nel campo della salutogenesi, si pone proprio come fine ultimo il benessere globale della persona.
La Salutogenesi è tutto ciò che crea salute, ovvero tutto ciò che permette alle persone, anche in situazioni di forte avversità (un trauma, una malattia cronica, la disabilità, precarie condizioni socioeconomiche, ecc), di compiere scelte consapevoli di Salute utilizzando risorse (interne ed esterne), accrescendo la propria resilienza e la capacità pro-attiva.
Essa presuppone che la Salute non sia uno stato acquisito e stabile ma piuttosto un continuum su cui ognuno di noi si muove e le cui estremità sono Salute e malattia.
Le risorse di resistenza dipendono, secondo Aaron Antonovsky (1923-1994), dal Senso di Coerenza che ognuno di noi costruisce attraverso:
- il senso di comprensibilità, cioè la possibilità di capire ciò che accade in noi e nel nostro ambiente, di dare un ordine a questi accadimenti, perché se comprendiamo ciò che ci sta accadendo possiamo meglio affrontare le situazioni.
- il senso di affrontabilità , cioè la sensazione che possiamo esercitare un certo controllo (anche se ridotto, anche se nella fantasia) sugli eventi o nelle situazioni difficili e che questo è possibile se siamo consapevoli di possedere risorse interne utili ad affrontare gli eventi.
- Il senso di significatività: un processo che va costantemente attuato per poter trovare un significato a ciò che ci capita per poter trovare una buona motivazione per affrontare la vita, per combattere e per impegnarsi nelle cose.
Comprensione, ritrovare e utilizzare le proprie risorse interne, dare un significato a ciò che ci accade e prendersi la responsabilità di ciò che desideriamo, diventare consapevoli dei nostri bisogni e delle nostre emozioni, diventare protagonisti della nostra Salute.
Tutto questo per me è Counseling.
Daniela Piendibene – Responsabile per l’attuazione dei progetti Sico
La persona è una compagnia teatrale di tante persone

Di solito se pronunciamo la parola Maschera” si pensa che sia uno strato sopra di noi. Una superficie davanti a noi! Un oggetto, una metafora che ci fa subito pensare ad una cosa artefatta, una cosa in più, a noi stessi.
Difatti se pensiamo al teatro il collegamento è imminente! Quando gli attori indossano le maschere, ovviamente stanno impersonificando un essere di fantasia ma che chiaramente non sono loro nella realtà.
Bene! Ma se oltre agli attori, che ovviamente lo fanno di mestiere a diventare qualcun altro, lo facessimo anche noi costantemente ?!
Mi spiego meglio! Se ogni giorno della nostra esistenza, per più volte al giorno, usassimo delle maschere anche noi? Che sia di mattina o di notte, che sia a lavoro o mentre facciamo sport, potremmo indossare delle maschere diverse di volta in volta. Ma ti dirò di più…E se quello che noi pensiamo siano maschere in realtà non lo sono?
Hai mai riflettuto sul fatto che in realtà pensiamo che “indossiamo delle maschere” ma che invece quelle fantomatiche maschere fan parte di noi?
Come diceva Pirandello, sostenendo che la vita fosse un Teatro:
“La vita, mia cara, è un palcoscenico dove si gioca a fare sul serio.”
Questo che sta a significare? Che se la nostra vita appunto la inquadrassimo davvero come fosse un teatro e quindi composta da “Atti”, da “Intervalli”, da diverse “Sceneggiature”, allora forse davvero per ogni circostanza o contesto potremmo indossare una maschera diversa in base all’evenienza.
Ergo, in base alla situazione che ci si presenta davanti, posizioneremo un nostro essere, una delle nostre personalità, piuttosto che un’altra.
Ciò vuol dire, quindi, che non siamo un “uno” composto da molteplici maschere ma che dentro ognuno di noi ci sono “più noi”. E se ragionassimo così allora si sbloccherebbe un domino maestoso!
Sai perché sarebbe davvero importante e sostanziale pensare in tal senso?
Perché così ragionando si viene a conoscenza di tutte le altre potenzialità e personalità che ognuno di noi ha dentro e che non sapeva di avere.
Il fatto di non sapere, di avere queste diverse personalità e quindi potenzialità, a seconda del contesto o dell’obiettivo, ci priva di un’ampia gamma di scelte.
Di fatti molto spesso sento rispondere “Io sono fatto così” ma non è vero! Le altre personalità ci sono, e premono da sotto, vogliono emergere e sta solo a noi stessi ascoltarle e tirarle fuori.
E’ come se fossimo incantati ed innamorati del nostro disagio.
Troppo spesso ci limitiamo a mostrare solo la parte che non funziona di noi come se fosse interessante e sai questo che comporta? Che impoverisce la nostra vita! E che la vita è una valle di lacrime!
Il Counseling serve proprio a questo. Il Counseling essendo in questo senso uno strumento relazionale molto interessante, non si focalizza appunto sull’unica personalità che tendiamo a mostrare e che non va ma piuttosto ti spinge a mostrare e tirar fuori le altre rimaste in apnea, a recuperare quelle ricchezze che hai dentro e riportarle in superficie.
Il Counseling fa rifiorire quelle altre personalità rimaste oramai sopite troppo a lungo ma che sono lì, sono silenti, addormentate ma le hai. Devi solo risvegliarle.
Counseling e azione

Il Counselor valorizza la dimensione del “fare” come particolare contesto di crescita in cui la persona viene spinta a creare, sperimentare e a dare significato a ogni cosa che fa. Un fare frutto di riflessione e confronto.
“Il fattibile … non rappresenta soltanto ciò che è giusto, ma anche ciò che è utile, conforme allo scopo e, a tal riguardo, corretto.”
(H-G Gadamer, Ermeneutica, etica, filosofia della storia, Mimesis ed., Milano, 2014.)
Tutto ciò avviene assumendo la responsabilità come elemento fondante dell’agire. Il termine responsabilità deriva dal latino respònsus, participio passato del verbo respòndere, rispondere cioè, in un significato filosofico generale, impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a sé stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano.
L’individuo agisce, costantemente, anche non facendo alcunché, che non fare è un tipo di azione. Spesso si agisce per schemi, senza pensarci. Altre volte, tormentandosi nella scelta. Scegliere è costitutivo dell’agire umano: ogni scelta va verso qualcosa, e ne lascia molte altre dietro di noi. Quali certezze abbiamo che le nostre scelte siano quelle giuste?
“Solo con il senno di poi posso trovare la certezza e dire che era tutto necessario. Che cosa curiosa: la vita può essere preordinata, ma non prevista.”
(J. Hillman, Il codice dell’anima, Adelphi ed., Milano, 1997)
“Rimedio all’imprevedibilità, alla caotica incertezza del futuro, è la facoltà di fare e mantenere promesse… il vincolarsi con delle promesse, serve a gettare nell’oceano dell’incertezza, quale è il futuro per definizione, isole di sicurezza senza le quali nemmeno la continuità, per non parlare di una durata di qualsiasi genere, sarebbe possibile nelle relazioni tra gli uomini.”
(H. Arendt, Vita Activa, Bompiani ed., Milano, 2009.)
Ma certo agire non significa solamente volere, che l’essere umano è elemento complesso della natura, composto da molte parti.
“… l’apparente vittoria dell’istinto offende l’autocoscienza morale, ragion per cui è facile persuadersi che la decisione sia stata presa unicamente e soltanto dalla ragione, dalla volontà. … Egli (l’essere umano) pone infatti il suo orgoglio nel credere nel proprio autocontrollo, nell’onnipotenza della propria volontà, nel disprezzo per colui che si lascia mettere nel sacco dalla mera natura.”
(C.G. Jung, “Il Sé”, Opere vol. 9**, Bollati e Boringhieri ed., Torino, 1982)
M.C. Escher, Relatività, 1953
Sopportare le contraddizioni, la complessità, il compromesso, mantenersi in equilibrio, costituisce una possibile via per agire, per vivere. E ciò va compiuto con determinata scelta ed impegno.
“Chi vive esteticamente infatti non fa che vedere ovunque possibilità, queste costituiscono per lui il contenuto del futuro; mentre chi vive eticamente vede dappertutto compiti. … Ma che l’individuo veda la sua possibilità come il suo compito esprime proprio la sua sovranità sopra sé stesso. Il vero individuo etico perciò ha una calma ed una sicurezza in sé, perché non ha il dovere fuori di sé ma in sé…. Quanto più profondamente l’uomo ha disposto eticamente la sua vita, tanto meno sentirà il bisogno di nominare ogni momento il dovere”
(S. Kierkegaard, Aut-Aut, Mondadori ed., Milano, 1956.)
E ciò si avvererà nella nostra vita, come esseri umani e come counselor professionisti, se sapremo essere disciplinati.
“L’unica alternativa possibile per l’umanità è la disciplina. La disciplina è il solo deterrente. Ma parlando di disciplina non mi riferisco a uno stile di vita spartano: alzarsi ogni mattina alle cinque e mezzo e bagnarsi nell’acqua fredda fino a diventare blu.
Gli sciamani interpretano la disciplina come la capacità di affrontare in modo sereno eventualità che esulano dalle nostre aspettative. Per loro la disciplina è un’arte: l’arte di affrontare l’infinito senza vacillare, e non perché siano forti e duri, ma perché sono animati da timore reverenziale.”
(C. Castaneda, Il lato attivo dell’infinito, BUR ed., Milano, 1998 – 2010.)
Articolo scritto da
Andrea Gogliani (direttivo S.I.Co.)
Stare con l’altro…uscire dallo specchio

Stare con l’altro…uscire dallo specchio
Stare con l’Altro. L’Altro da sé, distinto e reale, diverso e degno di ascolto.
Un talento da sviluppare per tutta la vita, sapersi differenziare, non confondere ciò che ci accade con ciò che accade all’Altro.
Non è forse l’unica possibilità che abbiamo per incontrare veramente qualcuno e offrirgli un attimo di vera condivisione, confronto, conforto?
I rinomati confronti costruttivi, ove non si espone solo il proprio punto di vista ma si ascolta veramente anche i bisogni del prossimo.
Oppure gli ascolti veri, dove non ci limitiamo a sentire ma entriamo
realmente nei panni dell’ altro, dove sinceramente ascoltiamo!
Empatia… non giudizio… accettazione… parole totalmente vuote se viviamo con lo schermo di uno specchio che ci preclude la vista dell’Altro. Quale congruenza possiamo offrire se offuscati dal nostro riflesso.
Pensate a quanto deve essere piccolo il mondo tra noi e uno specchio! Anzi oggi direi tra noi e un selfie 🙂
Se ci limitassimo a questa struttura di mondo non ci sarebbe davvero spazio per nessun altro al di fuori di noi.
Quello spazio fra noi ed uno specchio, aimè non potrà mai davvero accogliere altro e l’inevitabile conclusione sarà che rimarremo solo ed esclusivamente concentrati su ciò che abbiamo davanti.
Il Counseling si è prefissato di ottenere e raggiungere esattamente il risultato contrario. E cioè effettuare un percorso di auto conoscenza e consapevolezza che ci aiuterà a divenire individui, unici nella nostra interezza e valore e a considerare tale l’Altro.
Incontrare, ascoltare e condividere uno spazio e un tempo con l’Altro, accoglierne inquietudini, rabbie, sofferenze, soddisfazioni e conquiste, favorendo l’espressione di un mondo di valori che potrebbe non essere il nostro, non per questo sbagliato o da rieducare.
Più i nostri principi e valori saranno stati maturati al sole del dubbio e sviluppato profonde radici nell’humus del superamento delle paure, e meno avranno bisogno di essere difesi e rigidi, offrendo all’Altro un ascolto senza giudizio e proprio per questo potenzialmente in grado di promuovere evoluzione e cambiamento.
Non è possibile offrire evoluzione, cambiamento, conquista delle proprie potenzialità, senza perlomeno aver avviato in noi stessi questo processo.
E parlo di avvio e di processo poiché questa conquista non potrà avere nulla di statico e definitivo, come la stessa vita del resto.
Sapere, conoscere, studiare e costruirsi delle basi teoriche, tecniche e scientifiche, nel nostro caso nel campo della storia, e dei progressi relativi al funzionamento del pensiero, di come ci relazioniamo e scambiamo, di come affrontiamo i passaggi della vita e i cambiamenti, sono presupposti inevitabili.
Non fosse altro per avere una sufficiente capacità di comprensione e discernimento degli ambiti di nostra pertinenza.
Avere quelle basi minime che ci possano orientare perlomeno verso un dubbio strutturato per distinguere le umane difficoltà da carenze più profonde.
Ma sapere non basta, praticare il counseling è soprattutto una scelta di vita.
Una scelta che include una preparazione orientata al “saper essere” mettendosi in discussione e in confronto attraverso percorsi esperienziali, col supporto e guida di chi ha già frequentato queste strade e ha a sua volta imparato ad accogliersi per poter accogliere.
È avere il coraggio di conoscersi ed accettarsi per poter conoscere e accettare l’Altro, magari con l’illusione di favorire la benefica pandemia del ”virus” dell’accettazione e del rispetto, di sé stessi e dell’Altro.
Direttivo S.I.Co.
SESSIONE ESAMI S.I.Co. ONLINE – 25 e 26 novembre 2022

25 e 26 novembre 2022
SESSIONI ESAMI ONLINE

Iscrizione al Registro Italiano dei Counselor S.I.Co.
Iscrizioni entro il 30 ottobre 2022
Segreteria 06 45491064 – 324 6115339 Lun-Mer-Ven 14,30/17,30
SESSIONE ESAMI ONLINE S.I.Co. – 03 e 10 luglio 2021

Il Registro Italiano dei Counselor S.I.Co., una community operante,
accomunata da principi e valori per una crescita professionale,
culturale e sociale e per una civiltà sempre più in grado di
accogliere, ascoltare e offrire presenza.
“Non puoi trasmettere saggezza e visione ad un’altra persona. Quei semi sono già presenti in lei, un buon insegnante li tocca e permette loro di risvegliarsi, di germogliare e di crescere” (Tchich Nhat Hanh)
03 e 10 luglio 2021
SESSIONE ESAMI ONLINE

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Rinnovo iscrizione
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