Neethi Rossin – Relazione sul 12° Congresso Nazionale S.I.Co.

 

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12° CONGRESSO NAZIONALE S.I.CO
“ Il counseling guida al Cambiamento”
Progettare, sperare, trasformarsi, rinnovarsi, scegliere.
Il counseling via maestra della buona vita.
ROMA 28 e 29 NOVEMBRE 2015

Relazione a cura della dott.ssa Neethi Rossin

 

28 Novembre 2015

INTERVENTO DI GIGLIOLA CROCETTI
Apertura del Presidente e Amministratore Delegato S.I.Co. TITOLO: “Essere” il Cambiamento

Il counseling come certezza.
Parlare di cambiamento non è facile, tutti siamo mediatori del nostro cambiamento ed e nostra responsabilità accettare il cambiamento nostro e quello degli altri (dei nostri clienti).
Riflessione sul cambiamento con la visione di un video sull’importanza del cambiamento nel discorso di Gandhi (” Sii il cambiamento che vuoi essere”)
Cambiare significa creare una differenza positiva > come ci si può prendere cura delle persone attraverso l’azione, l’agire che produce il cambiamento.
La vita di Gandhi è stata l’esempio di questo cambiamento ed è stato un modello per molte persone.

“Cambiare significa creare una differenza positiva.
Diventare consapevoli della propria forza e delle proprie responsabilità è il cambiamento indispensabile per poter cambiare sé stessi e il mondo.
Proviamo a costruire un nuovo futuro a partire da noi stessi e dalle nostre scelte. Togliamoci la maschera e scopriamo il “cambiamento” che vive dentro di noi.” (Mahatma Gandhi)

INTERVENTO DI ANGELO DEIANA
Presidente Confassociazioni
TITOLO: Persone e reti nei processi change management

E’ importante ragionare sulla parola cambiamento, che può essere un problema in quanto genera ansia. Siamo abituati a vivere con specifici format e tendiamo a standardizzare le cose. Spesso si fanno scelte selettive, che diventano poi automatismi senza che noi ce ne accorgiamo.
E’ inevitabile chiedersi che cosa sta accadendo in quest’ultimo periodo nel mondo. Sicuramente è presente la novità della rete che è presente ovunque e in tutti i livelli. E’ una rete che è diventata globale, ma che non è facile da controllare, in quanto non si conoscono tutti i suoi componenti. Si è esposti in scala globale. Alcuni dicono che la

privacy in questo modo è morta, infatti i contenuti personali vengono condivisi nei social.
Le interazioni sono molto forti tanto che si crea un sistema di dipendenza reciproca. Nei sistemi di rete dove c’è più interdipendenza, si verifica un maggior cambiamento. Questo significa che ogni azione che interviene, a sua volta si collega con qualcun altro. Punto centrale della rete sono le interdipendenze e le nostre azioni possono cambiare qualcosa.
Provare a ragionare su sé stessi, in questo sistema di connessioni, significa tenere presente che significa ragionare sugli effetti di questo cambiamento come il riflesso ( effetto domino). Bisogna avere una previsione a lungo periodo delle conseguenze delle nostre azioni poiché in questa rete e’ difficile avere controllo di tutti gli elementi che entrano in gioco.
Le reti hanno un’altra caratteristica, quella di propagare cose positive e anche negative.
Anche i confini geografici sono confini logici. Che cosa si genera con questo cambiamento? Nei processi di cambiamento come ci influenza la rete?
La metafora della luce può venirci incontro per comprendere meglio il processo di cambiamento e di interdipendenza che la rete produce .Dove c’e’ luce c’è il cambiamento.
La prima logica del cambiamento è quella della consapevolezza, e la dimensione della rete crea una coscienza collettiva. Marx avrebbe parlato di un sistema di coscienza collettiva che si aggira per il mondo, che è questo fattore comune che genera una consapevolezza dentro di noi. Facciamo parte di un ecosistema collettivo, dove ogni individuo cambia, non è più la dimensione domestica. La rete genera una coscienza del cambiamento diversa e per capirla prendiamo due esempi, due immagini che vengono dalla filosofia e dalla mitologia latina:
1. Pascal diceva che noi siamo nani sulle spalle dei giganti
2. Immagine evocativa di Enea che esce da Troia con il padre sulle spalle e il figlio  i giovani vengono accompagnati nel futuro.
Ci si deve fare carico di un futuro collettivo, di un processo evolutivo, dove il cambiamento sta generando un nuovo modo di essere e dove e’ importante farsi delle domande giuste.
“La vita è un’immensa partita a scacchi, l’importante non è vincere o perdere, ma bensì essere un giocatore e non una pedina. Poiché il giocatore è fautore del proprio destino anche nella sconfitta, mentre la pedina è vittima degli eventi anche nella vittoria”.(Cit. di Dino Notte)
Riflessione sulla consapevolezza dove nessuno vince sempre, ma si perde se non ci si mette in gioco in modo reciproco.
 

INTERVENTO DI GIACINTO SABELLOTTI
Dottore commercialista S.I.Co.
TITOLO: L’importanza del counseling negli studi professionali

La difficoltà delle professioni come quelle di counseling e tutte quelle inerenti all’ascolto, è quella di far conoscere un lavoro poco conosciuto e riconoscibile dal

punto di vista di un risultato tangibile. Perché una persona sceglie un professionista al posto di un altro?
Non c’è una differenza quantitativa, ma a farla è la relazione con il cliente.
Importante è entrare in un rapporto di fiducia che è il fulcro di una professione dove il contatto con le persone è centrale. È importante avere la consapevolezza del modo in cui va gestito un rapporto personale, soprattutto, con un cliente che si trova in una situazione di disagio.
Il problema è centrale e in questo si esprime l’importanza per fare rete e sviluppare un percorso dove le categorie professionali possono ottenere e implementare le abilità di counseling. L’insegnamento di queste abilità può fornire un ottimo servizio sia per il counselor che per il cliente. Un altro settore professionale in cui sarebbe interessante introdurre le abilità di counseling, è quello degli studi odontoiatrici e nello specifico la figura di assistente studio odontoiatrico (Aso). Infatti, questa figura è molto importante perché è quella che al front office accoglie il cliente, gestisce il primo contatto e l’intero percorso di accompagnamento.
Sarebbe interessante poter creare una sinergia con la Aso che non hanno ancora un riconoscimento professionale. Si cerca di creare un percorso formativo, dove inserire il counseling come materia di insegnamento. E’ fondamentale l’approccio diretto con i singoli clienti e questo comporta un lavoro a più livelli.
In un’epoca così complessa, dove la figura del counselor è fondamentale, è importante comprendere come gestire questa ipercomunicazione.
La realtà è che siamo più angosciati e soli. Si è creato un gape dovuto all’accelerazione di questo mutamento.
L’uomo è un animale sociale e proprio questo cambiamento veloce non gli permette di assimilare le conseguenze di tale mutamento.
L’aspetto culturale è ciò che ci contraddistingue e che comporta questa diversa velocità tra il tempo dell’evoluzione naturale e tecnologica. Questo fa comprendere quanto l’uomo sia un granello di sabbia rispetto questa accelerazione culturale e tecnologica.
La mancanza di un perfetto parallelismo tra evoluzione naturale ed evoluzione culturale crea un vuoto. In questo spazio vuoto si vengono generare delle situazioni in cui la gente ha bisogno di un supporto su tutti i livelli. Scatta l’esigenza di trovare delle soluzioni ai problemi, ma per procedere serve inquadrare bene la questione. Se si troveranno soluzioni errate, si creano delle conseguenze negative. La figura del counselor può aiutare il cliente a comprendere e analizzare meglio il problema portandolo ad una maggiore consapevolezza.
 

INTERVENTO DI GIANFRANCO BUFFARDI
Psichiatra e Counselor Filosofico
TITOLO: Counseling e malattia mentale

Si parte da quella che può apparire ancora una dicotomia: terapia/cura.
Si intende con la prima l’azione singola o integrata volta a restituire ad integrum l’organo colpito; ormai gran parte della medicina rifiuta il concetto di restituito ad integrum, inapplicabile nella maggior parte delle patologia, assolutamente improponibile per le malattie psichiatriche come per le condizioni di disagio

psicologico, sia perché non vi è chiarezza su quale organo, parte di organo o funzione debba essere reintegrata, sia perché l’esperienza di malattia o di disagio, la terapia adottata, i terapeuti stessi ed il contesto in cui si svolgono le terapie incidono in maniera inalienabile sulla persona, modificandone aspetti a volte salienti.
Ma ogni terapia agisce in un conteso di cura, nel senso di atteggiamento che la persona, i terapeuti, i familiari, le istituzioni e qualsiasi altro soggetto/oggetto interagente intraprende al fine di migliorare la condizione esistenziale della persona: in questo senso la cura non necessita assolutamente di una terapia perché si applica anche a chi non è affetto da alcuna malattia, che non soffra di disagi o sia colpito da calamità avverse. La cura è stata considerata in ambito medico sinonimo di trattamento, quindi, generalisticamente, di terapia; ma applicata alla sofferenza psichica o psicologica, “siccome [] la sofferenza psichica, a differenza di quella fisica, non è tanto un incidente che si lascia circoscrivere nel normale corso della vita, quanto piuttosto un modo di declinare l’esistenza [] la cura psicologica non può prescindere da quella relazione che C. G. Jung evidenzia tra psiche e senso”; se a questo ampliamento verso il senso più che la “riparazione” dell’alterato, integriamo anche il concetto generale di cura, prendersi cura di sé, avere attenzione ad alcuni aspetti della persona, migliorare le proprie abilità e conoscenze, prevenire le malattie e le evenienze negative etc, giungiamo alla conclusione che la cura è un complesso di strumenti di attenzione e salvaguardia della persona agiti autonomamente o attraverso altri soggetti/oggetti.
Riprendendo il discorso su le ultime tipologie di cura di cui accennavo, due elementi fondamentali che contraddistinguono gli interventi di cura sono la richiesta di “aiuto”, per quanto vaga o inespressa essa possa essere e per quanto relativo possa essere l’apporto di un ausilio esterno a specifiche situazioni esistenziali, ed il fatto che la Persona che richiede aiuto riconosca in colui a cui si rivolge una qualche forma di competenza o conoscenza in quel campo: senza che vi siano ancora rigide etichette internazionali su queste tipologie di cura, oggi si individuano professionisti che rispondono a questa esigenza quali “professionisti d’aiuto”.
Per la salute mentale il counseling è una professione di aiuto fondamentale. Metodologia non vuole dire professionalità ma serve per comprendere il lavoro con altri professionisti. La malattia mentale è qualcosa che può colpire vari aspetti della vita quotidiana come ad esempio l’insonnia. Da un punto di vista pratico, lo psichiatra cura la malattia sia come spazio fisico, sia come spazio mentale ed esistenziale.
Non basta la cura medica poiché è incisiva la ricaduta nella vita del malato.
Le metodologie diverse possono integrarsi a vicenda ed essere validi per il singolo. Per il disagio esistenziale, la figura del counseling è sicuramente importante.
Le varie metodologie ottengono il massimo dei risultati quando riescono a integrarsi a vicenda. Il singolo operatore deve sapere qual’è il ruolo dell’altro e questo è indispensabile nell’ orientamento della presa in cura del cliente.
Ogni singolo operatore deve avere le sue competenze in modo tale da essere messe in sinergia.
Nell’ambito della salute mentale, lavorano diverse figure professionali come dottori, infermieri…ecc. Esistono diverse figure professionali che non hanno un contatto diretto con il cliente, ma serve comunque avere delle competenze ( es. capacità di ascolto).

Ogni strumento deve essere accompagnato da delle competenze per operare in modo integrato. Il counseling è una delle competenze metodologiche che però non e’ di tipo terapeutico in quanto non entra nella terapia per riportare alla normalità il tessuto del malato, ma entra nella cura come strumento integrato.
In questo senso è importante la RESILIENZA  citazione di Epiteto sul tema della consapevolezza: ” il nostro corpo, le nostre proprietà’…..non dipendono da noi, l’unica cosa che dipende da noi è la nostra convinzione” ed è in questo ambito che il counselor può lavorare, nell’ambito della convinzione e della consapevolezza.
E’ importante avere chiaro i ruoli e competenze all’interno delle costellazioni relazionali.
 

INTERVENTO DI MARIA CRISTINA KOCH
Presidente di Sistema Eduzione – Psicoterapeuta – Supervisor Counselor – Epistemologa, saggista, formatrice
TITOLO: L’Epistemiologia del Counseling

Epistemologia significa che cosa succede quando si mette in connessione che cosa si vuole fare con gli obiettivi e i mezzi per raggiungere questi obiettivi.
Per capire il significato del colloquio si può usare l’immagine dell’eduzione: tecnica con cui si estrae l’acqua dalle rocce. Il colloquio viene svolto per capire perché la persona e’ speciale . L’epistemologia è un modo di ragionare che ha prassi e tempi specifici. È importante dire a una persona che è speciale ma ogni uno è artefice del proprio bene. Ogni uno ha dei talenti e il talento è utile solo se si scambia. Occorre che si comprenda l’affidamento di tale talento finché non si rimette in circolo tale talento. Il bene che si deve dare agli altri è pericoloso, se non c’è il vantaggio che si trae per sé stessi. Abbiamo bisogno di essere in relazione con gli altri e abbiamo bisogno degli altri.
Servirebbe l’autorizzazione di avere l’affiancamento dell’altro solo nel momento di difficoltà.
La nostra comunicazione è incompleta finché l’altro non la completa, occorre comprendere l’intenzionalità dell’altra persona. Siamo in un nuovo rinascimento,dove tutti sono protagonisti. Sì, è il nuovo Rinascimento. Un tempo che sembra essere con sempre maggior evidenza quello della persona. Una persona allo stesso tempo centro e guida dell’intero suo mondo. E che però si trova spaesata e incerta sul dove dirigere i suoi passi.
È molto più facile scegliere verso dove muoversi quando si è di fronte a un incrocio di strade invece che all’interno di una radura. Nella fatica, pur sempre entusiasmante, di vivere ‘l’inizio’ si affacciano temi come: il rapporto fra la libertà personale e il bene collettivo, il valore delle regole e la responsabilità dell’osservarle, le istituzioni che per salvaguardare l’equanimità sembrano dover rinunciare a guardare alla persona; e mille altri argomenti così seri e gravi che non è certo stupefacente il nostro sconcerto – e anche quel po’ di timore ansioso – dovuto alla responsabilità di essere noi a dover tracciare certe direttrici, proprio perché sappiamo di poterlo fare. Creare un nuovo assetto sociale, dar vita e senso a un nuovo patto di cittadinanza è l’impegno che oggi si pone di fronte a tutti noi. Con lo spavento e lo sbigottimento di saperci finalmente

grandi e aver imparato che è nostro il potere di prendere decisioni proprio quando giganteggia incombente la nostra responsabilità.
Infatti, il senso della misura non va più accompagnato ai disprezzati “moderati” ma dovrà essere la questione più intrigante e complessa che accompagni ogni passaggio di pensiero. D’altronde come potremmo fare a meno della misura, noi che siamo cresciuti in un mondo fatto e intriso d’arte? E cos’è mai l’arte se non misura ogni volta nuovamente immaginata, delineata, travalicata. Misura di proporzioni, di equilibrio che è armonia e non staticità, misura che dice il bello?
Essere in rete è un tentativo di essere protagonisti anche se in modo goffo e titubante. Aumenta enormemente il nostro diritto a scegliere e questo implica la misura non come moderazione ma come misura nell’arte: siamo tutti artigiani.
Con il come si costruisce la cultura; tutti vogliamo essere protagonisti, artefici e artigiani. Il modo di respirare cambia il modo di costruire il pensiero, ma non il pensiero nel suo contenuto. ” Sta a te scegliere che tipo di trasformazione vuoi dare e che tipo di energia vuoi dare agli altri per il tempo che serve”. Il tema della responsabilità è una questione non sola etica ma di diritti. Il debito attiene alla categoria del dovere, mentre il credere compete alla categoria della fiducia. La credenza era quel luogo in cui i famigliari mettevano i cibi sicuri.
Le credenze modificano il nostro DNA poiché la complessità fa parte del nostro corpo. La costruzione dell’obiettivo è estremamente importante, così come la verifica ecologica. Che cosa succede nel nostro habitat se si apporta una modifica, un cambiamento? Noi siamo responsabili di ciò che sogniamo, dagli obiettivi che ci poniamo. Dichiarazione dei diritti come libertà di e non libertà da. A quale scopo liberare da? Percorso di pensiero, di prassi per arrivare alla libertà di (e non libertà da). Quando questa prassi è applicata ad una situazione di cura, il counselor non guarda il passato, ma il futuro in quanto è con il futuro che si crea il presente.
L’ obiettivo è quello di restituire la padronanza della vita. Il nuovo rinascimento come nuovo modo di creare relazioni in quanto siamo tutti protagonisti. È terminata l’epoca della relazione asimmetrica. Serve creare una nuova prassi affinché gli altri possano usufruirne. Che cos’e’ la responsabilità, se non un modo di rispondere.
 

INTERVENTO DI FRANCO NANETTI
Docente, Direttore e Coordinatore didattico del Master I° livello post-lauream in “Counseling and choaching skill” e di II° livello in “Mediazione dei conflitti” presso l’Università di Urbino
TITOLO: Metabletica: Scienza ed Arte del Cambiamento Neoumanesimo – clinica esistenziale – “nuove scienze”

La metabletica è la dimensione transizionale e di cambiamento che può investire la personalità del soggetto, comportando trasformazioni sul piano emotivo, cognitivo e relazionale. La struttura psichica della personalità metabletica presenta transizioni evolutive o involutive nell’ambito della sfera soggettiva sia cognitiva che emozionale, avviando metamorfosi di crescita e di cambiamento nello sviluppo evolutivo. La metabletica è auspicabile in senso psicologico, ma anche sociologico in processi evolutivi del tessuto sociale e della congerie comunitaria che introducano al nuovo, a sempre innovativi cambiamenti. Il vocabolo, di recente applicazione e utilizzo

soprattutto nell’ambito di attuali studi pedagogici (Educazione degli adulti, Pedagogia sperimentale, Formazione degli adulti nelle organizzazioni), deriva dal greco meta- ballein, cambio, mi trasformo.
L’intervento verte su tre parole:
1. azione e operatività
2. responsabilità
3. autenticità o verità intima
Il counseling si caratterizza per uno sguardo che oltrepassa il futuro, facciamo un’archeologia. Bisogna guardare con acutezza il presente e capire come il passato ci condiziona perché altrimenti si perde tempo in una logica introspettiva. Serve il coraggio che vada oltre al volere di capire a tutti i costi. Possibilità di andare verso il futuro.
Bisogna interpellare il corpo per conoscerlo e cambiarlo, tenere presente le iscrizione corporee, ma serve qualcosa di diverso anche da un punto di vista corporeo (es. tono della voce).
Hegel diceva che bisogna avere la forza per sostenere lo sguardo dell’altro a partire da un reciproco rispetto.
Le convinzioni estrapolate dalla neo corteccia e le convenzioni automatiche sono pensieri gravidi di stati emozionali parassitari che influiscono nel nostro modo di agire. Se un pensiero è depositato nel corpo, ridetermina sempre quello che potrà accadere; il mondo esterno risponde a questi segreti convincimenti che influiscono nel nostro modo di agire e porsi. La paura incombe tramite il convincimento automatico segnato nel nostro corpo.
Ci si trova in un destino dove le convenzioni automatiche non trovano mai ragione di essere dissacrate. Bisogna cambiare l’abitudine ad essere sempre sé stessi. Il cambiamento deve avvenire attraverso il corpo e il mondo emozionale. Serve mettere a soqquadro il corpo nel rompere le abitudini. Molte cose accadono a nostra insaputa. C’è bisogno di intervenire nell’abitudine di essere sé stessi nel futuro di quest’ azione; pratica incentrata sull’azione del futuro.
Com’è possibile cambiare? Sempre attraverso l’azione e’ possibile cambiare qualcosa nella nostra vita.
Un pensiero automatico inscritto nel corpo produce una quantità enorme d’informazioni che determinano il destino del soggetto che sembra essere un predestinato. Il destino fa i conti con tutti questi aspetti.
Non esiste solo una rabbia negativa, ma anche positiva.
I pensieri sono iscritti nella mentalità psicosomatica. Si tratta di vivere un’emozione intensa come se si dovessero depositare dentro di me in condizione di pace e di abitudine incondizionata. Il tema dell’essere intimamente vero, è molto importante. Tutte le forme di sofferenza sono configurazioni sbagliate di entrare nell’amore.
Nella dissociazione si trova molta sofferenza e questa è una parte che viene messa al bando.
Per questo poi si parla di congruenza: in questa dimensione sono intimamente vero, si accetta di prendere una decisione a partire da tutte le nostre pratiche che sono tutte funzionali. Non si tratta di scivolare nell’altro ma comprendere con l’altro il nostro disagio e qual’è la voce che proclama il proprio destino, scegliere che comporta a rinunciare.

Abbiamo un forte desiderio di appartenenza e di affermazione che sono due voci cui non possiamo rinunciare.
Amore per il prossimo: la parola ”prossimo” significa tante cose e in ultima significa ombra o parte indicibile di me. Il cambiamento è il passo trasformativo nella nostra parte prossima di ombra. Lo spazio del counseling è uno spazio, dove trovare la verista intima di noi ,dove possiamo trovare le nostre risorse.
Si tratta di non negare questa parte di noi stessi nel piano della congruenza per non essere immersi nella sofferenza.
 

INTERVENTO DI ALESSANDRA CANUTO
Psichiatra e Psicoterapeuta, Ospedali Universitari di Ginevra e Facoltà di medicina
TITOLO: L’Esperienza del cambiamento

Quando si definisce un cambiamento, si deve tener presente che c’è un prima e un dopo nell’ ordine di un incontro. Avviene una trasformazione che cominciare a dare un’altra forma. Nella trasformazione entra in gioco l’azione, il fare come unica possibilità di cambiamento.
Viene posta l’attenzione sul fare perché il momento di difficoltà è un incidente nel percorso del fare, una specie di un eliminazione del problema da cui si parte per parla dell’origine del malessere. Si cerca di ritrovare un sistema che il soggetto sembra avere perso, lavorare per tornare indietro.
Il lessico del cambiamento è quello della guerra, compaiono termini come combattere, resistere. L’azione implica una specie di trasferimento di questa responsabilità al counselor il che può essere pericolo perché se il counselor non trova una buona soluzione, c’è il rischio della svalutazione della professione stessa. La questione della responsabilità è importante e l’azione illumina quello che si sta facendo.
Serve umiltà nell’azione e una terminologia più soffice, meno “armata”. Nel percorso di counseling, sia il cliente sia il counselor, entrambi, fanno parte di un movimento di comprensione reciproca.
Altro elemento + l’interessamento della forma, cioè il comprendere e l’ attribuire senso. Come fare per lavorare sulla forma? Ci possono essere diverse azioni:

– descrivere che cosa capita
– mettere distanza sugli eventi
– valutare altri punti di vista
– richiamo verso l’azione.

Guardare il problema da un’altra prospettiva significa guardare anche gli altri punti di vista, perché il problema si pone su più piani: interno ed esterno. Non si può contemplare allo stesso modo e in contemporanea entrambi i punti di vista, esterno ed interno. Non c’è una posizione unilaterale. Mettere distanza è un modo per valutare diversi angoli. E poi che fare? C’è di nuovo un bivio: tornare all’azione o andare all’ di là? Non si è tutti nello stesso punto nel medesimo momento. Alcuni hanno bisogno di ritornare all’ordine dell’azione, si tratta di effettuare l’ordine dell’azione che va al di là della forma. Ci deve essere il desiderio di andare verso il cambiamento affinché possa essere assecondato questo processo.

La crisalide è un elemento perturbatore: cercare energie e forza all’interno; è la non azione.
Si parla di reti e proprio in questo contesto, il lavoro della crisalide implica la possibilità di trovare delle reti interne in questo lavoro di introversione e nasce dal non fare per poter poi volgere all’atto creativo.
“Fare anima” indica il movimento psichico che permette di trasformare l’evento in esperienza. Le rughe presenti sul volto degli anziani indicano questa esperienza. Fare qualcosa che aiuta a pensare alla salute, “essere al servizio di” che indica l’antica origine etimologica della parola terapia. Fare parte dei propri sogni,dialogare con la propria ombra, abitare nella dimensione del sacro. Il dolore è spesso motivo di cambiamento. “Il dolore è quella prova che trasforma l’esperienza esteriore che abbiamo del mondo in esperienza interiore.”(Rilke). Immagine di Giobbe: un bravo uomo, timorato di Dio, aveva tutto e in una delle due versioni dei vangeli, quelli apocrifi, si dice che Dio si fa stuzzicare da Satana. Dio provoca e sfida Satana e comincia a togliere a Giobbe tutto quello che ha: ricchezza, figli, moglie e malattie, gli toglie ogni cosa.
Nel dialogo con dei giovani, Giobbe si confronta sul motivo di tali disgrazie e quello che emerge è che lui non ha fatto nulla per meritarsi quello che gli accade. Queste disgrazie non sono una punizione. Cerca di dare senso a quello che gli sta capitando. La situazione di Giobbe va contro la più banale psicosomatica. È quel modo di essere davanti al mondo potendo solo dare un senso alla nostra vita e poterne “fare anima” e dire di si al destino, attraverso l’accoglienza di quello che ci arriva.
E. Bornia parla del fatto che sia il dolore che ci distingue dalle pietre e che tale dolore ci apre strade che non abbiamo immaginato.
 

INTERVENTO DI ALBERTO UGO CADDEO
Medico chirurgo, Psicoterapeuta Supervisor Counselor, – Centro Ricerche Bioclimatologia Medica e Biotecnologie e Medicine Naturali – Università degli Studi di Milano. Presidente Istituto Alkemia
TITOLO: Il segreto del cambiamento: dai futuri possibili alla memoria del futuro

Il cambiamento come cultura del counseling è una cultura del recupero dell’integrazione delle parti rimosse o scisse. Al counseling compete quel cambiamento che è un’ aumento di tensione, di energia. Un cambiamento che porta a una maggiore consapevolezza di sé e che porta ad un grado di libertà sempre maggiore, porta alla creatività. È importante accettare la propria parte di trasgressione verso noi stessi, che è quella contestazione di noi stessi che richiede coraggio.
Un coraggio per distruggere parti certe e sicure di noi stessi. Richiede un atto di coraggio che ci porta alla perfezione della trasformazione. Il counseling è un “oltruismo” e non altruismo: amate gli altri come amate voi stessi. La libertà presente nel cambiamento porta a un variazione come movimento. Un movimento che non porta a tradire noi stessi; il che significa dire l’opposto dell’inerzia. Si cede a qualcosa che è più forte di noi.
Questo cambiamento porta al senso della nostra vita, non al significato, è il nostro percorso personale: io sono unico, sono una persona speciale, sono la tessera di un mosaico.

Altro elemento importante è il concetto di osservatore. La persona osserva la propria vita perché quelli sono i futuri possibili, fuori dalla speranza, fuori dall’esperienza. Il concetto di complessità è una forma di consapevolezza che porta alle nostre particelle subatomiche.
Una luce, forme di luce che hanno una memoria, che vanno lontano nell’infinito. Si tratta di una reazione chimica di due particelle subatomiche. La memoria dell’azione rimane nel tempo creando così una interdipendenza ( base della fisica quantistica).
Abbiamo un grado di libertà molto alto secondo il punto di osservazione più alto; ma ciò è relativo, dipende dal punto di vista dell’osservatore. Noi siamo nella continuità, nel tempo e nel continuo cambiamento. L’aspetto importante delle reti neurali che sono le interrelazioni delle parti del corpo, l’aspetto fisico e l’aspetto di interrelazione con il nostro prossimo come prossimità, vicinanza. Questa situazione, dove si ha un’orizzontalità, comporta di essere libero nello spazio, e dall’altra parte di avere la verticalità del tempo.
Orizzontalità e verticalità, insieme,vanno a formare una croce, un equilibrio delle forme in una specie di eterno presente, immediato e costante. Il futuro è il magnete di attrazione del passato. Nei futuri possibili possiamo trovare un universo di possibilità che possiamo scegliere. La complessità ci fa evolvere a gradi di libertà sempre maggiori.
Occorre coraggio per andare oltre agli eventi esterni/storici a cui si attribuiscono le colpe, eppure si sceglie quella strada, si va, anche biologicamente, verso quel dove in cui c’e’ meno tristezza, verso la realizzazione di noi stessi. Siamo l’effetto di una causa nel futuro.

INTERVENTO DI PETER DE VETH
Direttore e Supervisor e Trainer Counselor della Scuola La Formazione in Gestalt- Bodywork.
TITOLO: Togliamoci la maschera e scopriamo “il cambiamento” che vive dentro di noi – M.Gandhi Gestalt-Bodywork Counseling. L’intelligenza del corpo nel lavoro di counseling

Il problema dell’inviolabilità del corpo umano, della sua sacralità.
Che cosa può dare il Counseling in un momento di instabilità come oggi? Centro di ascolto psicologico. Focalizzare verso un aspetto fondamentale> trovare un posto sicuro, un luogo sicuro che è il proprio corpo. Sono molte le persone che mettono in risalto il loro corpo, ma come vuoto, non vissuti senza un espressività emotiva.
Indice di una frammentazione.
Una persona per sopravvivere ha bisogno di una relazione nutriente con il suo ambiente. La garanzia ultima è la capacità di delineare un confine, un limite.
Consolidare l’esistenza come organismo. Lo stato di salute in qualsiasi parte della terra, necessità di avere una relazione con l’ambiente che forma il nostro corpo e la nostra individualità. Consapevolezza che l’esperienza corporea definisce noi stessi. Mancanza di un confine. La terra rappresenta questo confine labile tra esterno ed interno.
Il corpo trova sempre soluzioni adeguate per aprirsi all’ambiente. Processo di Counseling: confini con l’ambiente, come il corpo respira.

Constante attenzione al corpo e a quello che gli succede.
La via principale è la respirazione > sistema nervoso vegetativo. Il respiro è il ponte tra noi e l’ambiente. E’ importante porre attenzione al proprio respiro e a quello del cliente.
Il respiro è il punto di incontro tra loro per poi iniziare il percorso verso la consapevolezza.
Viene poi illustrato il caso di un paziente, l’Incontro con il signor Maurizio, un uomo molto grande e imponente con un grande ventre, coperto di tatuaggi. Il suo matrimonio è in crisi, sua moglie lo tradisce e ora vorrebbe il divorzio. Ha due figli.
Colpisce l’immobilità del corpo, non si muove e mancanza di espressività emotiva, il corpo non respira.
Difficoltà dell’incontro tra cliente e counselor. Il terapeuta chiede se può avvicinarsi e appoggia la mano sulla spalla, lui è come una pietra, non sente nulla, non sente mai nulla. Non versò una lacrima nemmeno al funerale di suo padre a 13 anni.
La seduta si è incentrata sul respiro e sulla mobilità del corpo x raggiungere ad una maggiore consapevolezza. Il tema costante era il peso della responsabilità, che lo imprigionava come una gabbia. Dopo qualche seduta c’è stato un cambiamento: movimento della spalla, dal torace vengono singhiozzi profondi, piange come un ragazzo di 13 anni che ha perso suo padre. Cambiamento simbolico. I contrasti con sua moglie sono più espliciti.
Una cosa è certa, Maurizio è rientrato nel suo corpo per ritrovare il cambiamento che era dentro sé stesso.
 

INTERVENTO DI VIRGINIA VANDINI
Sociologa, Professional Counselor,Trainer didatta – Presidente Il Valore del Femminile
– Direttore Scuola Counseling Umanistico ad orientamento psico-corporeo
TITOLO: La psico-sociologia umanistica esistenziale: le nuove frontiere del counseling

Aspetto importante che è quello di responsabilità. Ci si sente impotenti di fronte a certi eventi, ma noi abbiamo potere su di noi e su quello che accade.
Processo di mancanza di responsabilità (1945 bomba su Hiroshima) rispondere: reciprocità e possibilità e promessa. Richiama a un attitudine a rispondere.
Il termine responsabilità, nella sua derivazione etimologica dal greco,è legata al tema dell’offerta data agli dei in seguito ad una promessa (sposa/sposo) elemento della promessa. Amore, ascolto e accoglienza: racconti di esperienze di vari professionisti. La rinascita culturale è possibile e ripercorribile per tutti.

 

INTERVENTO DI UMBERTA TELFENER
Psicologa clinica e Psicoterapeuta – Docente presso la Scuola di Psicologia della salute dell’Università di Roma la Sapienza – Nel 2015 ha pubblicato i libri “Clinica Ricorsività in Psicoterapia e La manutenzione dell’amore. Ha scritto l’ articolo “La dimensione spirituale in psicoterapia, Terapia Familiare N°107”
TITOLO: I cambiamenti nelle relazioni affettive

Parlare di amore e responsabilità.
Amare l’altro è una premessa pericolosa se non spiegata bene, ma sapere di amare è diverso. È una premessa diversa. L’amore non è sempre uguale. Relazione con l’altro che permette di proiettarsi nel futuro. L’amore è costante in questa civiltà. In questo momento storico arrivano donne che parlano delle loro sofferenze per amore.
Sono cambiati i ruoli tra maschile e femminile, le strategie, il concetto di essere single. È una questione di epistemologia x organizzare il mondo in modo differente e il modo con cui ci approcciamo a quella persona. Arrivano persone che raccontano differenti tipi di amore, stratificazioni di vari tipi di amore.
1. Amore patriarcale: il potere, il controllo, la famigliarità, la forza morale…ecc. Le tradizioni sono importanti.
2. Amore neoromantico : scardina regole, anni 50, autenticità e reciprocità, si parla di coppia e amore. La passione è fondamentale. E poi inizia il problema della sofferenza amorosa che non c’era prima.
3. Amore del 68: le donne escono allo scoperto, tensione all’autenticità, si sdogana il piacere e vari tabù. Ci sono alcune cose che mantengono lo status quo. Gli uomini mantengono il loro ruolo. Il problema della violenza femminile.
Perturbatori dei cambiamenti sociali
4. Amore post moderno: Bauman, capitalismo veloce, anni 80/90. Importante è sapersi separare senza soffrire troppo, incontri virtuali, scomparsa dell’amore erotico e dell’intimità. Cambia il significato stesso dell’amore, caduta del patriarcato, la morte del padre, il grande altro non esiste più così come l’autorità e l’autorevolezza. Anche il ruolo dei leader è cambiato, i rapporto si stanno diventando verticali.
Si sente il peso dell’amore e non più la magia. I bambini sono presi di mezzo tra le coppie.
5. Amore iper moderno: persona che sono diventare bidimensionali. L’amore al tempo della crisi fatica a trovare un senso all’ esistenza, nuove forme di convivenza. L’ agire è più importante del pensare, i legami molteplici e modelli plurimi, nuove forme di convivenza, sociale relegato in secondo piano, individui autarchici, legami molteplici e relegati in secondo piano, mercato degli affetti, molti ragazzi arrivano con rapporti fraterni senza riflessione ma relazione è unità dal fare. esiste un numero infinito di single: la paura di amare.
Centrale è la decisione di vivere come ” monaci”, per paura di essere feriti, per paura delle relazioni. L’amore oggi è davvero una questione molto complessa.
È stato sdoganato il piacere sessuale, sono state messe le basi per la rivoluzione sessuale. Si è aperto a terapie e a counseling.
L’amore oggi è una costante mediazione tra distanza e vicinanza. Coppie globalizzate > globalizzazione della l’intimità.Cambiamenti sociali di cui bisogna tener conto nei lavori di aiuto alla persona. I tempi cambiano e aumentano le complessità.
 

INTERVENTO DI NICOLETTA MALESA
Referente S.I.Co. Regione Sardegna
TITOLO: L’Approccio dell’Operatore di Pubblica Sicurezza nella ricezione dell’informazione

Riflessione sul problema delle violenze sulle donne.
È nata l’idea per parlare di pubblica sicurezza nella ricezione. Centrale è l’importanza delle competenze del Counseling.
Visione del video “Piccole cose di valore non quantificabile”.

 

INTERVENTO DI RODOLFO SABBADINI
Psicologo sociale e del lavoro, dottore in giurisprudenza. Direttore della Scuola di Counselling Drammaturgico – Condirettore della Rivista Tecniche Conversazionali – Coordinatore Scientifico del Laboratorio di Psicologia e Psicoterapia di Torino – Componente del gruppo di lavoro per la definizione della norma tecnica UNI per il counseling.
TITOLO: Il Counselling Drammaturgico: una risposta alle mancate promesse della modernità

Nella prospettiva del metodo drammaturgico, il problema è convenzionalmente posto in capo ad un personaggio – il protagonista di una sceneggiatura – alter ego del cliente, che diventa così un soggetto terzo rispetto ai due interlocutori, con una sua specifica identità: un’identità narrativa concordata qui ed ora dal cliente in accordo con il counselor. Essi “scriveranno” le azioni che il protagonista della storia dovrà compiere per raggiungere l’obiettivo di successo che si è posto.
Una volta costruita la sceneggiatura e descritte le strategie del protagonista, il cliente potrà chiedere al counselor di aiutarlo ad interpretare il personaggio che insieme hanno creato, proprio come potrebbe fare un attore, al fine di riprodurre nella propria vita quotidiana le azioni pensate per il personaggio.
Due motivi narrativi:
1. I cambiamenti sociali a cui dobbiamo fare fronte
2. la scomparsa di fiducia.
Fenomeno nuovo: l’autorevolezza della scienza sta venendo a meno perché poco usufruibile.
Lo specialista oggi deve spogliarsi della responsabilità di decidere.
Il problema del rischio delle decisioni. L’individuo è chiamato a farsi pieno carico delle sue scelte, decisioni. La motivazione dell’agire è oggi da identificare nel futuro. L’azione si orienta al rischio, tutto si sta dissolvendo. Si verificano fenomeni come il garantismo sociale e l’incolumità dell’individuo. Quali spazi per il counseling?
Il Counseling si occupa dell’uomo e del suo cambiamento.
Il Counseling drammaturgico si riferisce all’uomo in un contesto destabilizzato dovuto alle mancate promesse della modernità.
Nella relazione di aiuto si apre un bivio tra iper specializzazione o il metodo centrato sul fallibilissimo. Il counselor si pone nella posizione di co- autore.

 

INTERVENTO DI ELENA MARIA GUARRELLA
Psicoterapeuta – Supervisor Counselor – Presidente I.A.N.T.I. Istituto di Analisi Transazionale Integrativa
TITOLO: La prospettiva dell’At Integrativa ed il suo contributo teorico- metodologico al cambiamento nell’approccio al cliente.

L’ Analisi Transazionale Integrativa afferma il valore intrinseco di ciascun individuo e utilizza degli strumenti psicologici per aiutare le persone a mantenere o a ricomporre la propria interezza, la propria integrità, la propria unità personale ai livelli di funzionamento affettivo, comportamentale, cognitivo e fisiologico, considerando anche la dimensione spirituale della vita.
In generale ci siamo posti ad interrogarci su ciò che oggi viviamo.
Quanto ogni uno di noi é in grado di indurre il cambiamento? Ci sentiamo spesso impotenti ad agire. Le parole di Gandhi possono certamente chiarire.
Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo. Ci rimanda ad una serie di interrogativi su noi stessi. Partire da se stessi. Meta prospettiva che può dare un senso.
Dove porre il cambiamento? Concetto d’interconnessione e interrelazione. Processi vitali e biologici che danno la vita, si sviluppa la vita attraverso l’integrazione di vari aspetti. L’integrazione é presa dal modello biologico. In termini Umani possiamo parlare dei sentimenti di benessere, senso di connessione gli uni con gli altri e ciò produce delle possibilità. Quando si sperimenta la rottura, si sperimenta il malessere. In quest’ ottica pensiamo al ruolo socio educativi del counseling per sentire il senso dell’ intero e le parti incoerenti di noi stessi. Nel funzionamento umano abbiamo vari aspetti. Nel corpo é presente un’ infinità di cose: emozioni, energie…ecc. il corpo è fondamentale, nel corpo ci sono i segni, i segnali, il segreto di molte cose.
L’etica non può che non essere collegata all’impegno di favorire l’ integrazione facendo qualcosa che implica le scelte del futuro e delle generazioni future. É un impegno.
Come avviene questa integrazione? Nel contatto relazionale che crea un contesto co- costruito. Il cambiamento é prodotto dal contatto. Bisogni relazionali dell’essere in relazione. Che cosa si cerca? Si cercano bisogni che non sono soddisfatti.
L’ottica é quella di recuperare la dimensione socio relazionale, per soddisfare questi bisogni specifici dell’essere una relazione. Il counselor deve formarsi alla relazione, può promuovere il cambiamento con il contatto e la relazione promuovendo lo sviluppo e integrazione. Sintonizzazione come capacita umana trasmissibile nella modalità non verbale.
Cosa trasmettiamo? Il rapporto con il cliente è fondamentale e passa molto dal non verbale, che passa e oltrepassa tutto. Il linguaggio marziano é un modo di parlare intuitivo al di là delle parole. Il modo di essere del counselor é più importante della sua teoria e avviene con la relazione.
Il termine” integrativo” viene utilizzato per sottolineare la specifica azione che si propone di realizzare questo modello.

 

INTERVENTO DI STEFANIA VENUTI
Counselor Professionale, Pedagogista Esperta in Processi Formativi Fondatrice Scuola Italiana di Counseling Motivazionale (SICM)
E VALTER SPILLER
Psicologo Psicoterapeuta, Fondatore Scuola Italiana di Counseling Motivazionale (SICM)
TITOLO: Motivare al cambiamento: Le specificità del Counseling Motivazionale

Il Colloquio Motivazionale è uno stile di counseling, sviluppatosi a partire dai primi anni Ottanta nel mondo del trattamento delle dipendenze nel Regno Unito e negli Stati Uniti. Il libro pubblicato nel 1991, tradotto in italiano nel 1994 (1) ha dato sistemazione ad una mole crescente di materiale, ed ha avuto il merito di rilanciare gli studi e la pratica del colloquio motivazionale anche in Europa.
La base del CM fu la lettura critica dello stile allora dominante nel rapporto professionale con i soggetti affetti da alcol-dipendenza o droga-dipendenza, e il CM viene [venne] proposto in termini espliciti come reazione ad uno stile, definito “confrontazionale”, molto diffuso nel campo.
Come tale, il CM rappresenta la proposta di uno stile alternativo, che possa consentire agli operatori di evitare il generarsi di blocchi alla comunicazione tra cliente ed operatore, e di costruire con maggiore facilità, anche nei soggetti con scarsi livelli di motivazione, una relazione centrata-sul-cliente, capace di favorire l’aumento della motivazione al cambiamento dei comportamenti maladattivi e di diminuire le resistenze. Alcuni studi hanno suggerito una efficacia del CM in soggetti con problemi alcolcorrelati, con fumatori di tabacco e incoraggianti risultati si sono ottenuti con persone che usano cannabici e oppioidi, e diverse applicazioni “speciali”: con pazienti diabetici, nella riabilitazione coronarica, nella riduzione del rischio HIV, con “sex offenders”, con donne che bevono alcool in gravidanza, con soggetti portatori di disturbi alimentari, con soggetti che usano sostanze affetti da altra patologia psichiatrica. Una enfasi viene posta sugli interventi brevi.
Scopo di questo articolo è di passare in rassegna i punti fondamentali del CM, filtrati attraverso l’esperienza che se ne sta facendo, sul piano dello studio e della pratica clinica, in Italia.
Gli studi che più hanno contribuito alla conoscenza e alla sistemazione della questione del processo del cambiamento, sono quelli di Prochaska e Di Clemente, che hanno dato origine al Modello transteorico degli stadi del cambiamento.
Secondo tale modello il processo di cambiamento dei problemi comportamentali si svolge secondo un percorso a stadi discreti, che può essere descritto e in qualche misura previsto
Praticare l’ascolto riflessivo è la principale delle abilità del CM, quella che più direttamente esprime coerenza rispetto alla caratteristica del CM di cogliere la propensione del cliente,di tenerne conto visibilmente, attuando una centratura sul cliente che è il suo marchio di fabbrica, e di costruire la relazione con caratteristiche di empatia. L’ascolto riflessivo (detto anche ascolto attivo) è la formulazione di una ipotesi ragionevole su quanto il cliente ha detto, espressa in forma di affermazione (non in forma di domanda). L’ascolto riflessivo può assumere forme di minore o

maggiore complessità, dalla semplice ripetizione (“a pappagallo”) di una parte di quanto detto dal cliente, ad una parafrasi (ridire con altre parole), ad una riformulazione (in cui ci si allontana maggiormente dal testo letterale utilizzato in partenza, per inserire concetti che allargano il contenuto o lo modificano più in profondità). La riflessione può riguardare lo stato d’animo del cliente (riflessione del sentimento). L’ascolto riflessivo consente di conseguire diversi risultati: permette innanzitutto di ottenere dal cliente una conferma, o una rettifica di quanto l’operatore ha ritenuto di capire da quanto il cliente ha detto, gli permette di specificare in che senso una certa affermazione è stata fatta, di attenuarne il peso o di aumentarlo, di introdurre nuovi elementi che allargano il campo, o di restringerlo. In breve, l’ascolto riflessivo permette al cliente di precisare meglio ciò che ha detto. Inoltre, poiché chi pratica l’ascolto riflessivo restituisce all’interlocutore qualcosa che da questi gli è pervenuto, e poiché la inevitabile o voluta diversa accentuazione e punteggiatura della frase restituita rispetto a quella percepita segnala una qualche elaborazione di questa, accade che l’ascolto riflessivo dimostra che l’operatore sta prestando attenzione a quanto il cliente gli va dicendo, incorpora materiale del cliente, se ne sta formando una rappresentazione interna. Questo è un potente generatore di empatia, che aiuta il cliente nella costruzione della relazione terapeutica, e dota l’operatore di uno strumento molto efficace nel lavoro di counselling.
L’ascolto riflessivo permette di evitare le trappole, di scansare i blocchi della comunicazione, di tenere basse le resistenze.
L’uso dell’ascolto riflessivo da parte dell’operatore permette al cliente di contraddire la ipotesi da questi espressa in forma di ascolto riflessivo, senza entrare in rotta di collisione con l’operatore: per il cliente, contraddire una riflessione esposta in termini piani e lisci, senza tono inquisitorio, come se fosse preceduta (e può effettivamente esserlo) dall’espressione “Vuoi dire che …” è qualcosa di altrettanto piano e liscio, che può esser fatto senza avviare un rapporto con caratteristiche di simmetria (competitivo) con l’operatore. D’altra parte incassare un “no, non intendevo … in realtà penso che …“ rende chiaro ed evidente all’operatore che la sua ipotesi non è accettata dal cliente (il che tra l’altro non significa che non sia quella “vera”), che da quel punto non si passa, e occorre cambiare percorso.
Questo fa capire perché le strategie dell’ascolto riflessivo siano quelle che il CM consiglia di applicare nel fronteggiare le forme di resistenza che emergono nel colloquio.
La pratica dell’ascolto riflessivo, di fronte ad una resistenza, è come “rispondere ad una resistenza con una non- resistenza”, ed ha l’immediato effetto di non esasperare tale reazione comportamentale, e ove reiterato appropriatamente, finisce per individuare la via di penetrazione nelle munite difese del cliente aggirando e utilizzando le resistenze, come recita uno dei principi del CM.
L’Attenzione viene focalizzata sul tema della motivazione e l’importanza all’uso delle parole. Per lavorare sul modello del colloquio americano era orientato solo sulla salute. L’approccio rogersiano é fondamentale per l’importanza che viene data alla persona. Nel modello convive la persona e il metodo orientato, per cercare di motivare la motivazione intrinseca.
Negli Stati Uniti sono stati fatti molti studi sul counseling motivazionale .
Che cosa spinge le persone a cambiare? Centrale é stato l’ascolto. Le persone che hanno portato una modifica, centrale é stata la motivazione e l’ impegno. I soggetti

avevano fatto affermazioni sulla necessità del cambiamento, esplicitato un desiderio di cambiamento.
Gli elementi utili al cambiamento sono le preoccupazioni e la consapevolezza é fondamentale, cosi come la decisione e la volontà e l’ impegno. Saper stare con l’altro per avere maggior fiducia e consapevolezza. Valore da dare alle parole. Importante, é capire il come, quindi l’aspetto maieutico. Di che cosa sono fatte le loro preoccupazioni. Gli stessi elementi diventano delle affermazioni e il modo di raccontare delle storie dove vengono privilegiati degli aspetti, l’idea che affascina é che raccontando storie si modifica, si cambia. Riorganizzazione della storia per avere esiti differenti. Si pongono nuove basi.
Parlare di bisogni, esigenze. Si aiuta la persona ad arricchire il proprio racconto con diversi elementi. Necessità di modificare le nostre esigenze.
Esiste una parte più legata alla comprensione. Il racconto sui desideri é importante per la comprensione e per giungere a una maggiore consapevolezza.
Questo contributo permette eventualmente la promozione dell’azione, della trasformazione. Si racconta e poi si passa all’azione per operare il cambiamento.
Racconto di me per passare al cambiamento. Il ritorno agli aspetti narrativi. La persona rimane libera pur nel suo essere orientata.
Uno stile di counselling rispettoso della persona, delle sue reali propensioni, dei suoi tempi, meno preoccupato di affermare visioni della società, primati di tecniche, esigenze organizzative di sistemi sanitari, è qualche cosa di culturalmente nuovo, in qualche modo “copernicanamente rivoluzionario”.
Il CM, d’altra parte, non è uno stile aggressivo neppure verso le tecniche psichiatriche e psicologiche e del lavoro sociale. Non ha la pretesa di giudicarle, non intende sostituirle, anzi tende a creare le premesse affinché i potenziali clienti siano messi nelle condizioni di poterle conoscere per eventualmente abbracciarle.
Le caratteristiche intrinseche del CM, il non-giudizio, la componente di tolleranza, la maieutica, ne fanno uno stile di counseling perfettamente coerente con le attuali tendenze nel campo della prevenzione terziaria, oggi nota nel campo come riduzione del danno. La ricchezza delle possibili applicazioni, la sua flessibilità rendono il CM uno strumento oggi essenziale in tutte le branche di lavoro in campi in cui il cambiamento del comportamento sia un problema. Il CM è un insieme di capacità unite da uno spirito, dimostrato valido nella costruzione di relazioni cliniche con una varietà di clienti. Ma la sua natura ne fa uno strumento che tende ad ispirare in qualche modo unitariamente il comportamento delle persone che vi fanno riferimento, e ad incorporarsi stabilmente nello stile di relazione. La filosofia pratica che il CM esprime tende a evidenziare tutti quegli aspetti poco centrati-sul-cliente che i servizi producono. In questo senso il CM può aiutare a ripensare tali organizzazioni (42), beninteso, in stile motivazionale, senza imporre e senza giudicare.

 

29 NOVEMBRE 2015

INTERVENTO DI FERDINANDO BRANCALEONE
Filosofo, Psicoterapeuta – Fondatore della Società Italiana di Logoterapia e Analisi Esistenziale e dell’ Istituo di scienze Umane ed Esistenziali
TITOLO: Il Counseling nella prospettiva antropologica neo-esistenziale

Il counseling può essere definito come un’ approccio interpersonale, nell’ambito del quale una persona cerca di aiutare un’altra persona a capire e risolvere i problemi.
Prospettiva esistenziale di Emil Frank, presidente di LogosTerapia a Padova, psichiatra e psicoterapeuta (Austria ed Europa), ha ricavato una prospettiva definita come analisi dell’esistenza, terapia fondata sul logos.
Il termine logos indica un’ampiezza semantica che va al di là del semplice significato di parola, e indica ciò che da senso al cosmo. “In principio era il logos” dal caos alla luce che da senso, il logos e’ ciò che rende ordinato il caos. Nelle tenebre giace tutto ma non si vede nulla, il logos e’ la luce che rischiara le tenebre e permette di percepire il tutto.
Karl Jasper dice che il compito di ogni contatto umano fondato fra due esistenze, ha il fondamento nel rischiaramento dell’esistenza. Il logos non aggiunge nulla, ma permette di rischiarare il tutto. La terapia è una relazione fondata sul senso e il counseling non ha un obiettivo terapeutico. Nel counseling ci si prende cura della persona senza entrare nello specifico della patologia. Il cambiamento è un ampliamento delle capacità.
L’uomo ha la parola “come” mezzo più evoluto per entrare in contatto con gli altri e per comunicare. Tutti gli esseri comunicano, anche le particelle subatomiche s’influenzano restando sé stesse. L’approccio antropologico esistenziale è fondamentale per comprendere diversi aspetti. Il contatto fisico non modifica la sostanza/ l’ essenza.
Applicazione al concetto antropologico della terminologia della fisica quantistica.
Il mutamento che cambia lo spin dell’elettrone, anche nell’altro elettrone si verifica il mutamento ed un cambiamento che e’ avvenuto nella relazione. C’e’ una relazione che permette un cambiamento in modo tale che ci s’influisce sempre.
La prospettiva esistenziale prende origine da una particolare scelta di una prospettiva. Non si può non avere un’interpretazione che è sempre una valutazione. Il ” so di non sapere di Socrate” significa che ciò che so è sempre qualcosa di parziale, e’ una prospettiva nuova e c’e’ una parte di ignoto. Sono presupposti, angoli da cui si parte per agire, conoscere, valutare e condividere. Ogni essere è unico e irripetibile, incomparabile ed e’ speciale.
E’ l’angolo da dove si parte, la visuale da cui si parte. Non è la prospettiva medica di intervento. Ogni professione, che abbia una caratteristica di comunicazione, di messa in comunicazione,deve avere una apertura tale da permettere la relazione.
Si tratta di una intuizione, proposta, per una riumanizzazione della psicoterapia.
E’ centrale l’aspetto noetico: spesso la medicina ha tenuto conto solo dell’aspetto somatico, al mondo soggetto, al principio di causa/ effetto e di non contraddizione.
Poi subentra l’aspetto psichico,ed e’ una qualità emergente nella dimensione degli esseri.

La psiche è il mondo delle emozioni che accomuna agli animali, e anche questo e’ per gran parte soggetto alla legge di causa effetto. Ma nell’uomo c’e’ il Nus, non solo intelletto, che e’ un concetto molto più ampio come il termine logos.
Nus (intelletto) è ciò’ che fa dell’uomo tale e non qualcosa d’altro, ma lo rende tale nella sua essenza esistenziale e non può essere diversamente. Le caratteristiche noetiche dell’uomo portano al bisogno di dare un senso alla propria esistenza (dimensione somato – psichico). Qualcosa che fa provare piacere non solo fisico ma anche psichico e noetico: mi piace condividere qualcosa. Si tratta di un’ appagamento che ha senso per l’uomo ed e’ soggettivo.
Il counseling ha come scopo specifico l’incontro, dove il cambiamento ha la direzione di un cambiamento appagante, dato la relazione che si mette in atto. Capire non come assimilare, ma come comunicazione per percepire quello che si è. Il lavoro su sé stessi e’ un ‘atteggiamento interno. Catone, il censore, diceva che l’oratoria e’ l’arte del parlare bene per convincere e persuadere gli avversari. Si tratta appunto di un uomo integro gentile, nobile dentro e abile nel parlare. Il counselor è allora un operatore bonus e operante nella comunicazione.
 

INTERVENTO DI DOMENICO BELLANTONI
Psicologo – Psicoterapeuta – Counselor Università Salesiana Roma e Università La Sapienza Roma – Tesoriere Ass.ne Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana (ALAEF)
TITOLO: Counseling e ricerca di senso

Sono presenti dei riferimenti di fondo esistenzialista per il modello di counseling esistenziale fondato sulla ricerca di senso: linee guida per un counseling esistenziale. Prima caratterizzazione è la visione antropologica: la psicologia non è solo una tecnica, e necessariamente si fa riferimento all’idea di uomo sano e felice.
E’ centrale l’idea di Vita buona che fa riferimento al discorso antropologico. La visione antropologica si sviluppa su tre livelli:
1. biologico: caratterizzato dai desideri
2. psicologico
3. livello spirituale: dove sono presenti le funzioni di coscienza, i valori e il senso, la capacità di orientarsi verso qualcosa di buono.
I piani si possono sovrapporre e questo può creare dei problemi perché non sempre c’è un’armonia tra questi livelli. Serve quindi una tridimensionalità per non cadere nel riduzionismo.
Serve una visione olistica di tutto l’essere umano senza escludere nessuna parte di sé. L’operatore è chiamato a sostenere il senso e il significato di quella vita.
Ci si domanda se è importante credere che quella fase della vita abbia senso. Sono indispensabili due capacità fondamentali:
1. L’auto distanziamento inteso come capacità di ” essere liberi da”, slegarsi da ciò che ci trattiene (legami). Si tratta principalmente di aiutare la persona a capire da cosa è legata e vincolata tanto da non riuscire ad accedere al cambiamento.

Questo e’ possibile esplorando le paure della persona mediate dal significato che si attribuisce al valore di quella persona.

– situazione
– significato
– decisione

2. L’auto trascendenza intesa come capacità di “essere liberi per”. Libertà da, ma anche la libertà per la responsabilità. Si tratta di dare un senso.
Tra queste due capacità dovrebbe esserci una continuità per non entrare in conflitto. La persona è in cammino verso un senso alto del suo esistere. Sono presenti decisioni esistenziali che danno senso al proprio esistere, il senso di qualcosa che potrà esistere sempre e ovunque. L’attività è capire che cosa da senso, le energie sono dedicate a questo.
A volte si può verificare un’incoerenza tra senso e significato. Il senso è il senso ultimo, la meta mentre i significati sono gli appelli, le decisioni che sono chiamato a prendere per giungere al senso della propria vita.
I significati sono innumerevoli legati al momento, presenti e si orientano al senso ultimo della vita. La decisione è fondamentale e il senso, insieme all’orientamento, riguarda la vita nel suo insieme. I significati sono la risposta a questo appello a cui ogni uno e’ chiamato a rispondere e devono essere al servizio in questa società liquida, per investire il sentimento, cioè la possibilità di dare significato ad una cosa che potrebbe essere buono per me.
 

INTERVENTO DI GUIDO TRAVERSA
Professore di Filosofia Morale Università Europea di Roma e presidente dell’IFACE (Istituto di Filosofia e Antropologia clinica esistenziale)
TITOLO: Piacere e terrore nell’esperienza del cambiamento: le strategie del Counseling

La consulenza filosofica come insieme di pratiche permette di comprendere come l’identità personale può essere “incorniciata”, può giungere a una consapevolezza entro una cornice storica. Questo significa passare dall’aggregato al sistema. L’identità’ e i cambiamenti ineriscono un’ insieme di relazioni pubbliche e private.
L’istanza kantiana è ancora vivibile oggi? Ha senso? L’identità personale e l’identità storica riescono a reggere a questo cambiamento di senso? L’esistenza compiuta è l’insieme dei cambiamenti che hanno fatto corpo nell’esistenza.
Questa compiutezza ha senso se e’ inserita all’interno di un sistema.
L’unicità deve sapere che è all’interno di un “velt”, non solo privato ma anche pubblico. Il cambiamento inteso come desiderio, direzione, cerca di imprimere alla propria esistenza individuale una forma.
Questa forma deve essere inserita in un racconto che può essere narrato a tutti. Pretesa di universalità che può assumere il proprio vissuto personale. Il cambiamento implica un accettazione degli opposti.
Nel cambiamento e’ meglio permanere. E’ una palestra di pensiero, un esercizio di valutazione in ogni minimo dettaglio per gestire e fare esperienza piena del cambiamento, per valutare la direzione di senso che si sta prendendo. Forma estetica del cambiamento. Importante è sapere ascoltare e dare il senso (I sommersi e i salvati).

 

INTERVENTO DI BERARDINO IMPEGNO
Filosofo, Docente di Filosofia Uni Federico II, Docente Metis
TITOLO: Doxai in dialogo e cura del cambiamento

I filosofi hanno da sempre cercano di trovare senso al cambiamento, ponendosi la domanda: cosa significa cambiare? Spesso il cambiamento viene subito, non viene deciso o desiderato o compiuto. Perché il cambiamento e non il permanere? Si cerca di dare un buon senso del cambiamento. Imperativo di Nietzsche ” diventa ciò che sei”, ma come si fa a diventare ciò che si e’ già? In che cosa consiste il nostro essere? La storia della metafisica si è sempre occupata di comprendere qual’è l’essenza del nostro essere. Da Platone in poi, si è cercato di dare una risposta in termini di unità, ma e’difficile accettare una sola risposta sull’umano.
Hegel sosteneva che l’essenza dell’umano è di non avere senso e nell’impossibilita’ di avere un unico significato.
Heidegger diceva che l’esistenza precede la nostra essenza, siamo sempre aperti alla costruzione dell’esistenza. Il destino è ciò che possiamo progettare, che è un gettare. Di fronte all’uomo si apre uno spazio di possibilità che va a costituire il nostro destino. “Diventare ciò che si è” questa frase può essere una tautologia in essere, quindi sarebbe meglio dire “diventare ciò che veramente possiamo diventare” e quindi diventare il cambiamento.
Cambiare significa cambiare di stato, la forma esistenziale. Se non agisco il cambiamento, permango in una condizione di stasi, nella quale resto fermo nel mio dolore.
Il consulente deve dotarsi di strumenti per permettere un cambiamento nell’esistenza. È possibile cambiare? Qual è la condizione per il cambiamento? Si fa riferimento ad un microsistema necessitato dalle contingenze, un’unità del tutto che determina la nostra esistenza. Ci devono essere dei ‘” Ci ” intesi come apertura al cambiamento.
Questo significa che comprendiamo che ciascuno di noi è plurale. Siamo una pluralità e non una unità.
Per comprendere questo passaggio è utile fare riferimento ad uno scritto di Anna Harent , saggio intitolato “Socrate”, nelle cui pagine scrive che tutto nasce quando Platone trasforma il dialogo socratico nella assunzione dell’unità delle idee e dell’universale: unità metafisica.
L’ umano, il singolo è due in uno e si fa l’esperienza di riflettere che noi siamo una sorta di olimpo. Dialoghiamo sempre con noi stessi, siamo in conflitto con tutte le parti di sé. La condizione antropologica con l’altro è che non siamo unità, ma in origine c’è il due. C’è la possibilità di parlare con se stessi. Che cosa succede quando c’è una stasi nell’esistenza? Siamo imprigionati nell’unita’ dell’esistenza.E’ fondamentale riprendere il cammino che porta al dialogo con sé stessi e che porta all’apertura esistenziale.
Questo permette l’assunzione piena della contingenza del presente e dello stato di necessità del presente. Il dialogo con sé stessi non deve produrre l’autoinganno. Socrate e’ il coraggio della verità (parusia). Nei dialoghi socratici, in particolare nell’apologetica di Socrate, dove si leggono i motivi della sua condanna a morte, si apre l’abisso tra filosofia e la politica, tra individuale e universale.
Socrate viene condannato a morte dalle leggi, dalla polis e accetta il verdetto della città. Critone, amico di Socrate, offre la possibilità di scappare dalla città e quindi di sottrarsi alla morte. Ma Socrate resiste a tutti gli argomenti e accetta il suo destino.

Nel Fedone Socrate chiede di sacrificare un gallo ad Esculapio, dio della medicina e della salute.
Questo gesto garantirà alla sua anima la liberazione dal suo corpo immortale.
Faucolt sostiene che la ragione di questo sacrificio è il fatto che Critone prova a convincere Socrate a scappare dalla polis. Il fatto che Critone non sia riuscito a convincerlo è stata la salvezza della sua vita. Il te stesso che devi divenire è il non tradire il proprio sé.
Ciascuno di noi e’ plurale.
 

INTERVENTO DI MASSIMO GAUDIERI
Psicologo, Psicoterapeuta, Analista Transazionale Didatta e Supervisore – Direttore della Scuola di Psicoterapia del CePAT – Direttore della Scuola di Counseling del CePAT
TITOLO: Il colloquio clinico direttivo generativo nell’Analisi Transazionale Dinamico Esperienzia

Termini importanti e centrali in questo intervento sono la decisione e la ri-decisione. Come si organizza un colloquio direttivo?
Nel colloquio dinamico s’instaura una forte relazione di transfer e controtransfert.
Molti clienti arrivano, nel momento del colloquio, carichi di dolore e con la speranza di un intervento risolutivo.
La cornice generale è rappresentata dall’Analisi Transazionale che porta ad immaginare che le persone si trovino a maneggiare diversi sistemi di credenze. È una teoria che include l’idea della presenza di elementi introiettivi limitanti, ma individua in queste presenze solo un aspetto della costruzione psichica individuale. Viceversa l’idea organizzatrice è che l’individuo, nella difficile gestione delle proprie spinte istintuali, inconciliabili nel corso dell’esistenza, organizzi dei PSC (Pensieri, Stati d’animo, Comportamenti o Sistemi di Credenze) coerenti al loro interno, ma conflittuali fra di loro, utili a gestire nel quotidiano la contraddittorietà delle diverse esigenze ( consapevoli o inconsapevoli). La convinzione e’ che in ultima istanza il conflitto non sia fra un ”’devo” ed un “voglio” ma fra diversi “voglio” che l’individuo persegue in parte consapevolmente ed in parte inconsapevolmente. Il sintomo va colto perché rappresenta un vantaggio secondario, consente di mettere in campo dei vantaggi (vedi i sei vantaggi di Berne).
Una persona vuole cambiare perché non è più funzionale, è quindi necessario lavorare nell’ambiente in cui la persona opera e vive. Non si può fare counseling senza una teoria di riferimento forte e strutturata per una integrazione delle parti.
 

INTERVENTO DI MONICA DELLA GIUSTINA
Counselor direttore di Sistema Counseling Eduzione
TITIOLO: La vita è colloquio

Essere in relazione è vitale; si parla di particelle fino ad arrivare a sistemi più complessi come le piante. Un albero alla luce del sole permette la fotosintesi clorofilliana e questa immagine richiama metaforicamente il colloquio. Come l’albero

ricava qualcosa di utile e beneficia di questo utile, così nel colloquio progettiamo, trasformiamo e produciamo un cambiamento, cercando di ricavare qualcosa di utile.
È importante nel colloquio saper usare l’autoironia, nel senso che il colloquio bisogna farlo con leggerezza, evitare di essere gravati di teorie, concetti e preconcetti.
Se non ci si libera da tutto questo, siamo simili ad una tazza piena di liquido e non abbiamo più spazio per apprendere dall’altro.
Nel colloquio le persone fioriscono in qualcosa di dinamico. Una parola “chiave” è ‘fianco a fianco”: le due persone sono in equilibrio dinamico come in una danza.
Nell’opera ” Choosing a vocation” di Frank Parsons, si parla di circolo virtuoso perché tutti gli attori del colloquio hanno un guadagno.
Il colloquio è una via maestra per il bene vivere e permette di trasformare il problema in un progetto. Il colloquio è direzionato verso un dove e quindi diventa un progetto (esempio dell’architetto Bramante con la chiesa di san …..)
Il colloquio può essere pensato come luogo della possibilità e lo si svolge con dei metodi. Servono dei pensieri differenti per portare dentro l’altro e in noi stessi la novità. Serve il confronto con l’altro. Il colloquio è un arte e il cuore di tutto questo sono le capacita/abilità del counselig. Le abilità servono per costruire capacità per agire.
Apprendere qualcosa di sé, del proprio equilibrio, diventa un’occasione unica e irripetibile. Serve quindi sfruttare tutte le occasioni per comprendere qual è il proprio limite.
Rosa delle possibilità: qualunque vento spiri, dobbiamo sfruttarlo come possibilità e arrivare al cuore della questione. Il colloquio e’ l’inizio di qualsiasi progetto.
Quali abilità servono nel colloquio?
– Sperare,
– Trasformare il problema in progetto,
– Rinnovarsi con le differenze
– Il colloquio come arte di vivere
 

INTERVENTO DI FRANCO GNUDI
Vicepresidente e Direttore della Scuola di Gelstalt Coaching e Counseling nelle Organizzazioni
TITOLO: Consapevolezza ed Adattamento Creativo: Coaching e Counseling all’interno delle Organizzazioni.

Il counseling parla di cambiamento e di crescita che sono tutti ambiti che appartengono alla vita e per decifrarla serve una mappa dell’intelligere.
L’adattamento creativo: siamo adattati all’ambiente e siamo in grado di muoverci, siamo in grado di trasformare perché siamo capaci di apprendere, fare tesoro dell’esperienza. Questi schemi e questa capacità di comprendere il mondo a volte si blocca perché alcuni schemi sono troppo potenti.
L’uomo crea e a volte rimane prigioniero delle proprie astrazioni.
A volte abbiamo una visione di mondo che non e’ più in grado di farci stare bene e quindi gli schemi non funzionano più. Allora che si fa? Il colloquio, il dialogo sono sicuramente strumenti importanti ma prima ancora bisogna chiedersi dove si trova la novità dell’esperienza? La verità dell’esperienza?

Si crea una nuova strutturazione, stare insieme in modo empatico e il corpo diventa centrale.
Il counseling non è solo aiutare ma è anche fornire strumenti che aiutano a risolvere problemi, è fornire strumenti. Significa sostenere la consapevolezza corporea emozionale di sensazioni, bisogni e relazione con l’ ambiente.
Ma che cosa è l’autoregolazione e l’adattamento creativo?
La presenza di numerosi elementi interconnessi da circuiti di feedback positivo e negativo consente ai sistemi complessi una particolare sensibilità e reattività alle stimolazioni interne ed ambientali, adattiva ed addirittura creativa in molti casi, non adattiva in altri, e perciò destinata alla distruzione secondo le leggi della selezione naturale. Stabilità e cambiamento sono dati dal combinarsi delle due tipologie di feedback:
• il prevalere del feedback negativo, in cui l’effetto inibisce la causa, tende a favorire l’autoregolazione omeostatica e la tendenza alla stabilità
• il prevalere del feedback positivo, in cui l’effetto amplifica la causa rinforzando ulteriormente se stesso, genera destabilizzazione e cambiamento
• combinazioni di feedback positivo e negativo sostengono l’autorganizzazione adattiva, ossia il cambiamento verso possibili e migliori equilibri fra il sistema e l’ambiente.
Nella teoria della Gestalt ritroviamo gli stessi concetti cardine di autoregolazione ed autorganizzazione dell’organismo rispetto all’ambiente di vita, ai quali, per sottolineare la reciprocità trasformativa, si dà complessivamente il nome di “adattamento creativo” .

Ordine, caos, orlo del caos
I sistemi complessi funzionano od evolvono verso tre diversi regimi di funzionamento :
• Ordine (equilibrio stabile): i parametri che descrivono lo stato del sistema sono rigidamente costanti, il sistema è stazionario, fissato in un determinato ed unico punto di funzionamento, denominato attrattore, oppure è variabile in un’ “orbita” fissata attorno ad esso; il sistema è fortemente cristallizzato, insensibile alle variazioni ambientali, rigido ma non resiliente, e allorché la pressione ambientale o le tensioni interne superano un certo limite può giungere al funzionamento caotico od al collasso distruttivo.
• Caos (nessun equilibrio): le variabili assumono valori irregolari ed imprevedibili, senza alcuna tendenza all’equilibrio, alla stabilità ed alla ripetitività, se non in cicli enormemente lunghi, sia pur sempre all’interno di una certa zona e attorno ad una particolare forma di attrattore (“attrattore strano”). Il sistema è insensibile o ipersensibile alle variazioni ambientali, è comunque incapace di orientamento ed adattamento, e tale mancanza di responsività lo rende scarsamente adattivo e candidato altrettanto probabile al collasso ed alla distruzione.
• Orlo del caos (equilibrio instabile): le variabili del sistema oscillano all’interno di un particolare range di valori attorno ad uno o più punti del sistema, ancora definiti attrattori. “In questa strana zona di confine, simile alle transizioni di fase della materia, solido, liquido e gassoso, il comportamento del sistema è “ambiguo”. Qui le regioni congelate tipiche dello stato ordinato cominciano a sciogliersi, permettendo così alle isole di disordine di collegarsi tenuemente fra loro. Si tratta di una delicata fase di compromesso, in bilico tra ordine e disordine, dove il sistema riesce a sfruttare i vantaggi principali di entrambi gli stati: la stabilità dello stato ordinato e la flessibilità

dello stato caotico” per arrivare a configurazioni adeguate alla specificità della situazione e senza soluzione di continuità con la propria organizzazione di base .
Un sistema complesso può presentare tutti e tre i suddetti regimi di funzionamento in zone diverse del proprio campo di esistenza, centrate su diversi attrattori, e può passare dall’uno all’altro al variare o superare specifiche condizioni limite di eccitazione interna o di stimolo ambientale.
Essere creativi ai bordi del Caos: funzione Es e funzione Io
In condizioni di ambiente interno ed esterno stabile e privo di tensioni, la funzione Personalità è tutto ciò che serve, non c’è bisogno di pensiero e riflessività, l’organismo sa già automaticamente cosa fare, gli istinti, le emozioni, gli apprendimenti creativamente acquisiti regolano perfettamente la situazione. Siamo in regime quasi stazionario, l’organismo si autoregola .
In realtà sia l’essere umano che l’ambiente sono continuamente mutevoli, e la funzione Personalità raramente è sufficiente da sola ad affrontare adattivamente la vita. La situazione è sempre molto più complessa degli schemi già elaborati, per cui, per adattarsi, l’uomo, deve poter modificare i propri schemi automatici di funzionamento. L’organismo si autorganizza (e riorganizza l’ambiente).
Secondo la Gestalt, la via maestra degli esseri umani per l’autoregolazione e l’autorganizzazione è la consapevolezza che consegue dal pieno contatto con se stessi e l’ambiente, il che avviene allorché si sospendono la comprensione e l’azione automatica/astratta, proprie della funzione Personalità, per accedere “tornando ai sensi” alla ricchezza (complessità!) della situazione.
L’aumento conseguente di informazioni e connessioni con sé e con l’ambiente, con i relativi circuiti di feedback interno, restituisce al sistema complesso, individuale ed interpersonale, la capacità di creare ed attuare migliori significati e comportamenti. In Gestalt la capacità di accedere allo stato nascente in cui le informazioni ed i significati non sono più inscatolati nelle vecchie e rigide forme acquisite, ma fluttuano liberamente prima di ogni nuova forma, è la funzione Es.
La consapevolezza autorganizzante è però ancora qualcosa di più e di diverso: essa implica la capacità del giudizio “estetico” (principio gestaltico della buona forma) sull’adeguatezza o meno degli schemi acquisiti e proposti dalla funzione Personalità, l’arresto deliberato della loro attuazione, l’intenzionale attivazione della funzione Es, la capacità sintetica di mettere insieme la ricchezza delle informazioni corporee ed ambientali, nonché le sottostrutture derivate dallo “sciogliersi” parziale degli schemi rigidi già esistenti, per ottenere nuovi significati e nuovi comportamenti. Tutto ciò in Gestalt è la funzione Io.
L’insieme dei due processi e funzioni corrisponde alla trasformazione del campo organismo/ambiente da un funzionamento rigido a quello che abbiamo già descritto “ai bordi del caos”.
L’essere umano cambia cambiando l’ambiente, cambia in tutto il suo corpo, nei muscoli, nelle ossa, negli organi, e soprattutto nel cervello, nella struttura e nel funzionamento della mente, e cambia l’ambiente intorno a sé. L’organismo non solo si adatta all’ambiente ma adatta creativamente l’ambiente a se stesso. F. Capra, nel best seller La rete della vita , riprendendo l’ipotesi di Gaia , sottolinea come la vita, nel suo auto conservarsi, ha fin dal suo apparire trasformato ininterrottamente se stessa ed il pianeta.

Il risultato di ogni adattamento creativo, oltre a modificare l’ambiente, è un nuovo schema di comportamento o significato che diventa a propria volta parte delle risorse e risposte organismiche possibili di fronte alle nuove situazioni, un arricchimento progressivo della struttura e del funzionamento della Personalità (nuovi attrattori, nuove zone quasi stazionarie, diverse capacità di attrazione).
La teoria gestaltica del sé, e delle sue funzioni Io, Es e Personalità, corrisponde dunque perfettamente al funzionamento adattivo e creativo dei sistemi complessi “all’Orlo del Caos”.
La possibilità di rilettura della teoria della Gestalt nei termini di Teoria della Complessità non può che rallegrarci. Se come essere umani siamo definibili come sistemi complessi, e la Teoria della Complessità è ritenuta valida e consistente, la nostra teoria e la nostra pratica devono essere compatibili ad essa.
Il confronto con l’ambiente teorico e scientifico più vasto, e in particolare con le branche della scienza e della ricerca che esplorano gli stessi nostri campi od altri affini e confinanti, è assolutamente necessario per consolidare la validità epistemologica del nostro approccio e favorirne l’evoluzione ulteriore.
 

INTERVENTO DI GABRIELLA VIGLIAR
Presidente A.E.Me.F. Associazione Europea Mediatori Familiari
TITOLO: Il cambiamento nella professione della Mediazione Familiare

Cosa è la mediazione famigliare?
La mediazione famigliare come è definita dal Forum Europeo della mediazione famigliare, è un percorso volontario attraverso il quale due parti si rivolgono liberamente, nei casi di cessazione di un rapporto di coppia a qualsiasi titolo costitutivo, per la gestione dei conflitti parentali e la riorganizzazione delle relazioni famigliari. La mediazione famigliare è condotta da un professionista terzo imparziale, neutrale, il “Mediatore Famigliare”, e si svolge nella garanzia del segreto professionale, in un ambiente neutrale e in autonomia dall’ambito giudiziario.
Obiettivo della mediazione famigliare è quello di favorire l’accordo tra partner di una coppia allo scopo di garantire, prima, durante e dopo, l’evento separativo, il mantenimento della responsabilità genitoriale e nel contempo regolamentare gli interessi, anche di natura economico – patrimoniale, con particolare e preminente attenzione ai diritti dei figli.
Il Mediatore Famigliare è quindi un professionista imparziale, con una formazione specifica che si adopera, nella garanzia del segreto professionale, e affinché le parti raggiungano personalmente, rispetto a bisogni e interessi da loro stesse definiti, su un piano di parità, in un ambiente neutrale,un accordo direttamente e responsabilmente negoziato. Inoltre interviene, infatti, casi di cessazione del rapporto di coppia prima, durante, e dopo l’evento separativo.
Il Mediatore Famigliare è sollecitato dalle parti per la gestione dei conflitti parentali e la riorganizzazione delle relazioni familiari.
Quindi lavora essenzialmente su questi cambiamenti:
1. Ristrutturazione della comunicazione tra partener: “cambiare il modo di comunicare”
2. Comprendere e gestire il conflitto e la sua accettazione da parte dei partner;

3. Accompagnare i partener nel cambiamento, da coppia coniugale a coppia genitoriale.
4. Assunzione di responsabilità sul proprio cambiamento di vita
5. Parità di diritti e di doveri nei confronto dei figli.
Per cambiare il mondo di comunicare, soprattutto nelle prime fasi, caratterizzate da alta conflittualità e scarsa comunicazione, il mediatore famigliare si interpone nella coppia in modo da “traghettare” concetti, emozioni, circostanze e vissuti….da un partner all’altro. Ciò consente alla coppia di cominciare a ripristinare una possibilità di comunicazione di scambio.
Il Mediatore Famigliare per portare i partner al primo cambiamento (forse il più importante) e per poter proseguire il percorso mediativo diventa quindi un traduttore, un interprete.
Cosa fa il mediatore famigliare davanti al conflitto per portare al cambiamento:
1. lavora sulle emozioni nascoste;
2. utilizza modalità diverse per amplificare ed esplorare i conflitti nascosti;
3. utilizza i conflitti per migliorare il sistema e costruire sugli stessi
Il conflitto non è negativo se gestito bene. Il conflitto infatti, può essere anche costruttivo e se è costruttivo porta alla cooperazione e al cambiamento.
Il percorso di mediazione famigliare aiuta la coppia a sviluppare la consapevolezza e le proprie capacità decisionali, che introducono gli effetti negativi del conflitto.
Il mediatore famiglia approfondisce i bisogni di entrambi i partner: utilizza il conflitto per migliorare il sistema- coppia; lavora sul disagio portando al cambiamento e alla crescita della coppia. Di grande efficacia è un orientamento fenomenologico integrato con tecniche cognitive comportamentali.
Rinforza il senso di responsabilità dei partner e li porta sempre dallo stato dell’io bambino a quello dell’io adulto.
Consapevolezza,elaborazione di alternative e decisione sono tre funzioni fondamentali per il funzionamento della personalità, cioè: senza tale funzione della personalità non si potranno raggiungere altri cambiamenti.
La fase del cambiamento è un momento delicato di condivisione. E qui che si finisce di elaborare il lutto della separazione affrontando e superando: la delusione, la perdita della speranza, il senso del fallimento.
E’ compito del mediatore famigliare è mettere l’accento sul fatto che i partner si stanno impegnando a realizzare una buona coppia genitoriale e non solo dei falliti.
Importante è il riconoscimento reciproco dei partner, facendo emergere con chiarezza che si sta abbandonando il rapporto di coppia.
La genitorialità, infatti, è una funzione autonoma dal rapporto di coppia. Aumenta la consapevolezza dei bisogni propri e del partner.
Regola la relazione duale distinguendo tra: rapporto di coppia e genitorialità nel pieno rispetto della legge e nel suo superiore interesse dei figli a mantenere i rapporti equilibrati con entrambi i genitori, perché genitori si rimane per sempre.
La coppia assume la responsabilità piena dei propri compiti perché da quando è diventata consapevole delle proprie dinamiche, è veramente cambiata la relazione.
La nuova relazione non è più caratterizzata di diffidenza, ostilità e conflitti, diversi da quelli realmente esistenti. Ciascuno è assunto la responsabilità di come sono andate le cose, ma nel contempo si appropria nuovamente del cambiamento della propria progettualità.

Parità di diritti e di doveri nei confronti dei figli la potestà genitoriale con il d.lgs.28 dicembre 2013 n. 154, di revisione delle disposizioni vigenti in materia di filiazione nell’affermare che tutti i figli sono uguali davanti alla legge, cambia e diventa (responsabilità genitoriale). Riconfermando, in tal modo, l’assoluta parità dei diritti/doveri dei genitori e conseguentemente la necessità, per i figli, di avere costantemente rapporti con entrambe le figure.
Il provvide mento di legge ha costituito un cambiamento molto rilevante in quanto ha stabilito il così detto “ principio di bi genitorialità”.
La L.54/2006, sulla scorta dell’esperienza maturata in molti paesi europei costituisce, regola standard partenza per tutte le autorizzazioni determinando un cambiamento epocale. La responsabilità genitoriale è il potere/dovere che hanno entrambi i genitori di decidere per il meglio, nella vita e per la vita dei loro figli, fino alla loro maggiore età. Entrambi i genitori sono capaci di mantenere la comunicazione, non fanno subire ai figli orientamenti educativi contradditori. Ciò fa sentire i figli rassicurati.
Che ruolo svolge la mediazione famigliare rispetto alla bi genitorialità e alla responsabilità genitoriale?
– a riscoprire la capacità di gestire la genitorialità, anche da separati;
– a considerare la separazione non solo come la fine di un contratto, ma anche come cambiamento con la nascita di un nuovo rapporto famigliare;
– ad accettare la perdita del rapporto di coppia per aprirsi ad un nuovo cambiamento, un rapporto solo genitoriale;
– a comprendere che i figli sono la priorità e che non sono proprietà dei genitori;
– a fare mettere in gioco le energie migliori come genitori, nonostante le ostilità e le ferite;
– a fare emergere l’intima soddisfazione della condivisione e complicità della genitorialità;
– a fare svolgere la diversa funzione educativa dei genitori;
Il cambiamento nella mediazione famigliare nei confronti della coppia genitoriale: l’obiettivo a cui tende la mediazione famigliare nel lavoro con le coppie è la libera reciproca e condivisa assunzione di responsabilità da entrambi i genitori in separazione, a vantaggio dei figli.
Nel processo evolutivo della mediazione famigliare infatti, assume rilevanza la fase pedagogica. Il termine Pedagogica deriva dal greco “paidos” (bambino) e “ago” ( guidare, condurre, accompagnare) ossia è la disciplina che studia i processi dell’educazione e della formazione dell’uomo e la sua interezza.
In conclusione possiamo quindi riepilogare che la mediazione famigliare è una disciplina che comprende:
– competenze relative all’agevolazione nella relazione d’aiuto;
– conoscenza dei principali meta- modelli psicologici;
– teoria e pratica delle varie forme della comunicazione;
– la sociologia nella famiglia;
– dinamiche psicologiche e relazionali del conflitto famigliare;
– il ruolo del bambino e dell’adolescente nel conflitto coniugale;
– storia, teorie e modelli della Mediazione Famigliare;

 

INTERVENTO DI VINCENZO MASTRONARDI
Docente di Psichiatria e Medicina legale – Coordinatore scientifico del Master in Scienze Criminologico forensi presso Sapienza Università di Roma e Prorettore vicario dellAssociazione Ricerche Scientifiche e Studi Universitari Privati in Canton Grigioni Svizzera
TITOLO: Strategie di Comunicazione Non Verbale. Dalla Simulazione alla PNL

Manca una buona interpretazione del non verbale > solo il 35% della comunicazione verbale ha efficacia, tutto il resto e’ non verbale.
Accettazione o Rifiuto > i movimenti del proprio corpo sono i più significativi. Penalizzazione
Segni dalla bocca in giù sono segni di accettazione > qualcosa legato al piacevole. La scala di comunicazione non verbale :
1. presentazione
2. segnali logici (coscienti intenzionali) > gli emblemi, i segni illustratori
3. segni analogici (innati, istintivi, meta comunicativi) > toccamenti con gli altri, oggetti adattatori
4. segni vocali non verbali > la musicalità del parlato e’ importante e permette di capire alcuni elementi> prosodia
5. gesti inconsci alter- adattatori

“ Colui che ha occhi per vedere e orecchie per intendere, si convince che ai mortali non è possibile celare alcun segreto. Chi tace con le labbra, chicchera con la punta delle dita, si tradisce attraverso tutti i pori.” (Cit. Sigmund Freud).
L’ascoltare non si tormenta all’idea della mole di informazioni da osservare, in quanto così come dimostrato da sofisticati attrezzature elettroniche, i nostri occhi percorrono incessantemente tutti lineamenti, ma concentrandosi soprattutto sugli occhi e sulla bocca (da Yarbus).
La parola è un potente sovrano, perché con un corpo piccolissimo e del tutto invisibile conduce a a complemento opere profondamente divine, infatti essa ha la capacità di gioia, di intensificare la compassione”. (Gorgia, “Encomio di Elena”)
 

INTERVENTO DI ANDREA GOGLIANI
Medico, Psicologo clinico, Psicoterapeuta, Counselor – Referente SICo per le regioni Piemonte e Valle d’Aosta
TITOLO: Parole per il cambiamento: counseling”

Gli stimoli sia positivi che negativi aiutano sempre a destare una qualche forma di interesse.
Che cosa fa il counseling in questi tempi di cambiamento? Ha senso parlare di counseling?
Aspetto sociologico del counseling in questa epoca> viviamo in un mondo complesso non meno complesso dei tempi precedenti. Un problema e’ quando la complessità diventa complicata in diversi aspetti.
Es. il problema della tecnologia (uso della rete, dei social…ecc) > la tecnologia comunicativa avanza molto velocemente in questi tempi.

Il counseling e’ portatore di cultura, una parte di cultura.
Il processo di conoscenza deve passare attraverso le ombre: distinguere ciò che possiamo conoscere dalle nostre interpretazioni, temere ciò… (vedi diapositiva)
La REALTA’ e’ rappresentazioni di immagini> ciò che guardiamo e’ qualche cosa che crediamo.
Portatore di conoscenza in questo mondo complicato.
Parola counseling attraverso l’etimologia legata al vero e all’immaginare al vero > deriva dal verbo inglese to counsel, che risale a sua volta dal latino….(vedi diapositiva). E quindi? E come si fa? sul come è il senso del counseling> sta nel mondo complesso e fluido. Il cambiamento riguarda la consapevolezza che a sua volta riguarda il complicato. Il cambiamento culturale della parola stessa di counseling, parola non dura, forse indisciplinata > condizione della conoscenza> ordine, stare nelle regole.
Riflessione sulla parola disciplina che è un arte > timore reverenziale verso ciò che e’ ignoto.
 

INTERVENTO DI EGLE BASTIA
Psicologo Clinica, Supervisor Counseling Sico – – Referente SICo per le regioni Piemonte e Valle d’Aosta “
TITOLO: Esplorare le radici dell’empatia per facilitare il cambiamento

Essere adeguati al cambiamento che noi siamo anche il counseling è’ nato dal cambiamento.
Contenere e trasmettere > diventare consapevoli della propria forza > ricerca di senso a livello di corpo e del percepire.
Empatia come ponte tra ricerca di senso a livello cognitivo e il corpo> capacità di interconnessione > dignità e valore delle componenti biologiche, psicologiche e sociali
.
Il problema è che quando il cambiamento arriva all’esterno si dà la responsabilità agli altri e non se la assume. Serve una co-costruzione di senso.